Città degli archivi

Archivio del Comando unico militare Emilia Romagna

Denominazione:

Archivio del Comando unico militare Emilia Romagna

Tipologia:

fondo

Data:

1944 feb. 16 - 1946 nov. 15

Note alla data:

con docc. in originale e in copia dal 27 lug. 1938 e fino al 21 set. 1948.

Consistenza:

10 bb. (con 88 fascc., 4 regg., 1 vol.)

Descrizione:

Si compone di uno spezzone del fondo prodotto dal Comando unico militare Emilia Romagna (Cumer) del Corpo volontari della libertà (Cvl), e in particolare:

- dei bollettini d'informazione predisposti mensilmente dal Cumer, dei bollettini radio curati dal servizio informazioni militari (sim), dai bollettini pervenuti dai comandi provinciali di Modena e Reggio Emilia;
- della corrispondenza intercorsa durante il periodo bellico tra il Cumer e il Comando generale del Cvl, le formazioni partigiane dipendenti, i vari comitati di liberazione nazionale, le federazioni dei partiti, e numerosi altri soggetti protagonisti della guerra di liberazione;
- di fogli e schede informative, deposizioni, verbali, segnalazioni e indagini relativi agli ex fascisti, agli occupanti tedeschi, ai collaborazionisti, ai membri delle forze dell'ordine, nonché all'attività delle stesse formazioni partigiane, predisposti nell'immediato dopoguerra ai fini dell'epurazione antifascista e per la ricostruzione della storia del movimento di liberazione.

Regole di accesso ed uso:
Si ritiene che la documentazione sia soggetta ai limiti di consultabilità previsti dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali).

Storia archivistica:

Storia del complesso archivistico tra il periodo bellico e l'immediato dopoguerra

La documentazione prodotta durante il periodo bellico dal Comando unico militare Emilia Romagna (Cumer) del Corpo volontari della libertà (Cvl) era conservata nella residenza di Mario Giovannini (noto anche con il nome di battaglia "Muciacio"), responsabile della segreteria del Cumer, in una casa cantoniera in via di Corticella 115 a Bologna.

Giovannini, in una testimonianza rilasciata a Luciano Bergonzini nel 1967, così ricostruisce le vicende dell'archivio durante i tredici mesi di attività clandestina intercorsi tra l'aprile 1944 e l'aprile 1945: «Finito il bollettino [ossia la trascrizione dattiloscritta di tutta la corrispondenza informativa sulle operazioni militari nella regione, ndr], la copia integrale di tutti i documenti veniva chiusa in vasi di vetro e l'orto dell'abitazione di via Corticella 115 costituiva l'archivio del Comando [...] La Segreteria del Cumer conduceva così una vita che consisteva nell'accumulare tutti i documenti concernenti il movimento partigiano [...] Sembra impossibile che in ogni angolo di casa vi fossero documenti nascosti [...] I documenti [dopo la liberazione, ndr] furono disseppelliti dal nostro orto con grande sorpresa dei vicini che credevano la casa addirittura disabitata» (n.d.r. L. BERGONZINI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, I, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1967, pp. 96-97.).

Nel suo memoriale pubblicato nel 1984 Giovannini aggiunge ai particolari già noti la descrizione di un nuovo significativo episodio: «Altro lavoro importante era quello di archiviare tutto: lo stesso bollettino, le direttive del Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai), del Comando militare generale della resistenza, quel che proveniva dal governo di Salerno, ecc. Tutto, dopo essere stato catalogato, veniva chiuso in vasi di vetro che poi venivano seppelliti nell'orto [...] Ricordo un giorno di febbraio 1945. Si ripeteva la routine quotidiana; Dario scriveva, io sorvegliavo dalla finestra, vidi a un certo punto che tutt'intorno fioccavano le bombe [...] Quel bombardamento distrusse l'80% della "Bolognina" e ben tre bombe caddero nel nostro orto-archivio: documenti e cocci di vetro erano sparsi per un centinaio di metri quadrati. Il panico nel quartiere era tanto che nessuno fece caso ai documenti e fu una fortuna. A notte, nel buio potemmo iniziare l'opera di recupero» (n.d.r. M. GIOVANNINI, Tramonto rosso su San Luca. La resistenza, il pubblico e il privato con Giuseppe Dozza, Milano, Franco Angeli, 1984, pp. 19-20.).

Tra la fine del mese di febbraio e l'inizio del mese di marzo 1945, a causa dei bombardamenti e soprattutto della scoperta della base di via Corticella da parte dei nazifascisti, la sede della segreteria fu trasferita in via Zamboni, nella palestra di una scuola elementare dismessa, ma non l'archivio, che, come già sopra accennato, rimase sepolto fino alla liberazione della città. Giovannini ricette infatti solo il 21 aprile 1945 direttamente dal comandante del Cumer Ilio Barontini ("Dario") l'ordine di recuperare la documentazione: «Devi andare in via Corticella 115. Questa è la parte più importante e delicata della missione: dovrai disseppellire l'archivio e metterlo in ordine» (n.d.r. M. GIOVANNINI, Tramonto rosso su San Luca. La resistenza, il pubblico e il privato con Giuseppe Dozza, cit., p. 41.). Il disseppellimento dell'archivio non fu cosa semplice: il deposito si trovava difatti esattamente nella "terra di nessuno" tra le linee alleate e la retroguardia tedesca: «Lavorammo almeno un'ora con pale e badili per diseppellire con molta cautela i 50 vasetti di vetro e la damigiana che contenevano l'intiero archivio del Cumer, mettemmo tutto in alcuni sacchi di tela e tornammo verso il centro per depositare i documenti a casa del professor Facchini, in via Rizzoli 7 [...] Dal 22 al 25 aprile, con l'aiuto di un gruppo di staffette (ricordo Adriana, Nicoletta, Cristallina, Giuliana, Gorizia...) sistemammo l'archivio del Cumer catalogando e classificando tutti i documenti. Tra il 26 e il 27 aprile consegnammo tutto alla nuova sede del Cumer di Via Garibaldi» (n.d.r. Ibidem, pp. 42-43.), esattamente al civico 7, sede all'epoca del comando militare dell'Esercito.

Dopo il formale scioglimento del Comando generale del Cvl e dei comandi regionali e provinciali, avvenuto il 15 giugno 1945, la documentazione prodotta dal Cumer passò nella disponibilità dell'ufficio stralcio regionale con sede a Bologna presso il cosiddetto "Padiglione della Direttissima" nel parco della Montagnola. L'ufficio stralcio era incaricato di portare avanti compiti di natura principalmente statistica, storica (n.d.r. Nella lunga lista delle attività delegate dal Comando generale del Cvl agli uffici stralcio dei comandi militari regionali, alla voce "Raccolta dei dati storici", si legge tra l'altro: «Raccolta di tutti i documenti possibili della resistenza attingendo dai Comandi dipendenti, autorità comunali, partiti politici, parrocchie, Cln, persone varie, ecc.», in Atti del Comando generale del Corpo volontari della libertà (giugno 1944 - aprile 1945), a cura di G. ROCHAT, Milano, Franco Angeli, 1975, p. 644.) e amministrativa, e, più in generale, di seguire i residui della smobilitazione per conto del disciolto Comando militare.

In particolare la sezione storica dell'ufficio stralcio del Cumer, presieduta dal capitano Carlo Zanotti ("Garian"), già capo di stato maggiore della 66ª brigata d'assalto Garibaldi e del Comando di piazza di Bologna, ebbe il mandato di «mettere in ordine l'archivio» (n.d.r. FONDAZIONE ISTITUTO GRAMSCI EMILIA-ROMAGNA [d'ora in avanti IGER], Comando unico militare Emilia Romagna [d'ora in avanti Cumer], Informazioni per l'epurazione, b. 5, fasc. 49, Il capo sezione storica dell'ufficio stralcio del Comando unico militare Emilia Romagna Carlo Zanotti agli uffici stralcio divisionali, Bologna, 15 ottobre 1946.).
Allo scopo di poter più agevolmente compilare la storia militare del movimento di liberazione nel sud Emilia, il 15 ottobre 1946 la sezione storica invitò inoltre gli organismi dipendenti a rimettere all'archivio del Comando i diari storici delle divisioni, delle brigate e delle formazioni autonome, con gli schizzi dimostrativi degli schieramenti e delle operazioni; la documentazione fotografica delle azioni e dei luoghi di combattimento; i dati statistici riguardanti il numero dei combattimenti, dei nemici uccisi, dei caduti, dei feriti e degli armamenti; le benemerenze rilasciate dalle forze alleate; le stampe e i bollettini dei gruppi e dei partiti; i documenti di propaganda nazifascista.

Tra il 1946 e il 1947, a seguito della conclusione delle attività dell'ufficio stralcio del Cumer e della sua sezione storica, il fondo, costituito sia dalle carte prodotte durante il periodo della clandestinità sia dai documenti prodotti o variamente raccolti nel corso della smobilitazione postbellica, fu verosimilmente smembrato. Al momento è stato possibile individuare almeno quattro diversi soggetti che entrarono in possesso di parte della documentazione.

Il primo dei beneficiari fu Aldo Cucchi ("Jacopo" o "Africano"), che aveva guidato il Comando di piazza di Bologna assistito proprio dal capitano Carlo Zanotti.
Così il responsabile della segreteria del Cumer Mario Giovannini ricostruisce la circostanza: «La guerra finì. L'archivio venne portato nella casa del professor Aldo Cucchi (Africano). Non ne ho mai capito il perché, visto che si trattava di un compagno considerato politicamente poco sicuro» (n.d.r. M. GIOVANNINI, Tramonto rosso su San Luca. La resistenza, il pubblico e il privato con Giuseppe Dozza, cit., p. 46.).
La successiva espulsione di Cucchi dal partito nel 1951 spinse Giovannini a formulare la più pessimistica delle ipotesi: «L'archivio (quasi certamente) finì nelle mani della polizia di Scelba, che se ne servì, manipolando i documenti, per accusare decine di combattenti cercando di farli passare per volgari assassini» (n.d.r. Ibidem.).
Nel 2008 in realtà, dopo la scomparsa di Cucchi (avvenuta nel 1983), gli eredi ne depositarono il fondo personale presso l'Istituto romano per la storia dell'Italia dal fascismo alla resistenza (Irsifar), dove sono oggi reperibili 28 volumi nei quali fu rilegata una copia dei documenti (circolari, corrispondenza, bollettini, relazioni, periodici e volantini) prodotti dal Cumer e dal suo ufficio stralcio nel periodo compreso tra il mese di aprile 1944 e il mese di luglio 1945, con antecedenti fin dal gennaio '44.
La data della documentazione rilegata nei volumi (che si spinge fino al luglio 1945) e l'amicizia tra i partigiani Cucchi e Zanotti fanno supporre che la responsabilità della formazione delle unità archivistiche e della loro cessione al Cucchi possa essere attribuita molto probabilmente al capo della sezione storica Zanotti.

Altri 7 volumi appartenenti a quella stessa serie e comprendenti vari esemplari del bollettino mensile del Cumer furono invece affidati a Luciano Bergonzini ("Stampa"), partigiano della 36ª brigata d'assalto Garibaldi. Bergonzini trasferì a sua volta i volumi a Luciano Casali, il quale nel 1989 lì donò all'Istituto storico Parri Emilia-Romagna di Bologna.

Il terzo soggetto destinatario di uno spezzone del fondo fu l'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi), cui furono devoluti, insieme ai compiti assistenziali, anche il personale e i locali dell'ufficio stralcio del Cumer. Nel 1979 il Comitato provinciale di Bologna dell'Anpi donò la documentazione prodotta dal Cumer in suo possesso all'Istituto storico Parri Emilia-Romagna. Le carte conservate presso l'Istituto Parri, compresi i volumi in possesso di Bergonzini e donati da Casali, coprono un arco cronologico compreso tra il mese di giugno 1944 e il mese di dicembre 1945.

Infine la Federazione provinciale bolognese del Partito comunista italiano (Pci) ricevette, oltre a uno spezzone del fondo prodotto in clandestinità, buona parte della documentazione prodotta e pervenuta all'ufficio stralcio del Cumer nel periodo postbellico durante le operazioni di raccolta di dati a scopo storico e statistico, e di informazioni personali ai fini dell'epurazione antifascista. Presso l'Istituto Gramsci è inoltre reperibile uno dei volumi predisposti da Zanotti, la maggior parte dei quali - come si è sopra riferito - fu divisa tra Cucchi e Bergonzini. L'etichetta apposta sulla coperta del volume ci consente di attribuire alla cartoleria Palombi di via Clavature a Bologna la responsabilità della confezione materiale delle 36 unità.

Analisi dello spezzone del fondo in possesso della Federazione provinciale bolognese del Pci

Dall'analisi dello spezzone del fondo in possesso della Federazione provinciale bolognese del Pci, emerge che dalla formazione del Cumer fino al 10 settembre 1944 la documentazione ricevuta e spedita dal Comando fu registrata al protocollo con un numero progressivo unico e generale. A partire dall'11 settembre 1944 e fino alla conclusione della guerra di liberazione il protocollo fu diviso in due sezioni:

- la sezione "smistamento materiale", nella quale veniva registrata la corrispondenza in arrivo dall'esterno, da smistare agli altri uffici del Cumer o da inoltrare ai comandi superiori e alle formazioni partigiane dipendenti; la documentazione è individuata dalla sigla "S" e da un numero progressivo;
- la sezione "ufficio collegamento", nella quale veniva registrata la corrispondenza in partenza dall'ufficio di collegamento del Cumer e destinata sia agli altri uffici del Comando sia ai soggetti esterni; nella sezione era tal volta registrata anche la corrispondenza direttamente indirizzata all'ufficio di collegamento. La documentazione è individuata dalla sigla "UC" e da un numero progressivo (n.d.r. Cfr. IGER, Cumer, Corrispondenza, b. 4, fasc. 21, L'ufficio di collegamento all'ufficio organizzazione, Bologna, 12 set. 1944, in cui si dettano le norme per la tenuta del protocollo.).

Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile stabilire con certezza se l'odierna suddivisione delle carte in fascicoli intestati al corrispondente (ad es. "62ª brigata" o "Ufficio intendenza") sia da considerare originale o piuttosto se sia sopravvenuta a seguito dei numerosi riordinamenti effettuati già all'indomani della liberazione.
Sull'unico registro di protocollo pervenuto, accanto alla registrazione del documento, non è infatti riportato alcun genere di "annotazione per l'archivio". Ciò può far lecitamente supporre che la documentazione prodotta durante il periodo bellico fosse ordinata secondo un criterio puramente cronologico, distinta tuttalpiù in base alle due sezioni del protocollo, "smistamento" e "ufficio collegamento", e dunque in posta in entrata e posta in uscita.
La già citata testimonianza di Mario Giovannini rafforza la tesi del più semplice degli ordinamenti, quello cronologico, laddove afferma: «Tutto, dopo essere stato catalogato, veniva chiuso in vasi di vetro». É difficile, difatti, immaginare le carte, distinte in fascicoli, chiuse in contenitori di vetro. Più agevole è invece ammettere che la corrispondenza del giorno o del mese, aggregata in mazzi o cucita in filze, fosse arrotolata, riposta nei vasi e occultata. La presenza di fori al centro di alcuni documenti sembra avvalorare l'ipotesi che le carte venissero infilzate. Nell'operazione della "catalogazione" può infine intravedersi la stessa registrazione di protocollo.

Dopo la conclusione della guerra di liberazione, verosimilmente durante una delle operazioni di riordinamento (nel corso delle quali, come già sopra accennato, la documentazione fu probabilmente suddivisa negli attuali fascicoli intestati al corrispondente), il registro di protocollo fu impiegato nel verso opposto per la registrazione della documentazione inviata e ricevuta dal Cumer tra il 22 agosto e l'11 settembre 1944 (ossia nei mesi compresi tra la costituzione del Comando e l'introduzione della distinzione tra posta in entrata e posta in uscita nella registrazione di protocollo).
La documentazione, oramai distinta in fascicoli, fu di conseguenza registrata a posteriori in base al corrispondente: per ciascuna brigata, gruppo o squadra fu così individuata una pagina del registro, in capo alla quale fu stampigliato il nome del corrispondente e annotati gli estremi della corrispondenza intercorsa con quest'ultimo. La stampigliatura fu eseguita tra l'altro con gli stessi caratteri tipografici impiegati per imprimere il nome del corrispondente sui fascicoli verosimilmente predisposti in fase di riordinamento della documentazione.

Inoltre a questa fase si può forse far risalire l'apposizione sulle camice dei fascicoli di una segnatura a matita (rossa o blu) che distingue tra documentazione prodotta durante o dopo il periodo bellico: i fascicoli contenenti la corrispondenza intercorsa tra il Comando e le formazioni partigiane durante l'occupazione nazifascista presentano una numerazione progressiva da 1 a n., mentre i fascicoli contenenti le informazioni raccolte dopo la liberazione ai fini dell'epurazione presentano una particolare numerazione che premette uno "0" seguito da un punto al numero di ordinamento vero e proprio (ad es. "0.9", "0.10", etc.) (n.d.r. Sebbene non si possa stabilire con certezza il momento dell'apposizione della numerazione, è verosimile che questa sia stata in ogni caso attribuita prima dello smembramento della documentazione del Cumer, specie se si considerano le numerose lacune riscontrate tra i fascicoli del fondo dotati di tale segnatura conservati presso la Fondazione Gramsci. Purtroppo non è stato possibile confermare l'ipotesi attraverso l'analisi comparativa dei fascicoli conservati presso l'Istituto Parri, dove, durante le ultime operazioni di inventariazione dello spezzone del fondo, sono state scartate le camice originarie.).

La documentazione prodotta dal Cumer e dal suo ufficio stralcio dopo la liberazione consta difatti per lo più di fogli e schede informative, deposizioni, verbali, segnalazioni e indagini relativi agli ex fascisti, agli occupanti tedeschi, ai collaborazionisti, ai membri delle forze dell'ordine, nonché all'attività delle stesse formazioni partigiane. Fogli e schede furono prodotti col chiaro intento di raccogliere il maggior numero possibile di dati storico-statistici ai fini sia dell'epurazione antifascista, sia della ricostruzione della storia del movimento di liberazione.
Il Comando recuperò inoltre molta documentazione proveniente dagli uffici dell'amministrazione statale periferica, soprattutto dalla Questura repubblichina, e dalle disciolte formazioni fasciste, in special modo dal comando provinciale della Guardia nazionale repubblicana (Gnr) e dal comando della Brigrata nera "Eugenio Facchini". Questa documentazione, composta per lo più da ordini di servizio, schede personali e verbali di interrogatorio di partigiani tratti in arresto, fu aggregata al fondo quasi come "pezza d'appoggio" alle numerose denunce e segnalazioni presentate a carico di fascisti e collaborazionisti.

Anche per il periodo postbellico è difficile stabilire se la suddivisione in fascicoli intestati alla tipologia dei soggetti controllati (ad es. "Dirigenti" o "Fascisti epurati") o ai vari aspetti dell'attività partigiana e antifascista sia stata impostata dalla segreteria del Comando, o se debba attribuirsi all'ufficio stralcio che ne liquidò le pendenze, e dunque alla sezione storica guidata dal capitano Carlo Zanotti, che nel mese di ottobre 1946 iniziò a «mettere in ordine l'archivio».

Le carte postbelliche pervenute nella disponibilità della Federazione bolognese del Pci, oltre ai sopracitati smembramenti e riordinamenti che le accomunano alla rimanente parte del fondo conservata all'Irsifar e all'Istituto Parri Emilia-Romagna, sono state inoltre ampiamente utilizzate dalla Commissione quadri della Federazione, un organismo costituito dal Comitato federale già nel 1945. La Commissione era incaricata, infatti, della selezione e della preparazione dei funzionari, della valutazione dei programmi e delle domande di ammissione ai corsi dell'Istituto di studi "Anselmo Marabini", la locale scuola di partito, nonchè del controllo sull'attività degli altri partiti politici. La Commissione curava inoltre i rapporti con le altre scuole di partito e con la sezione centrale Quadri e scuole.

Le informazioni raccolte dopo la liberazione dal Cumer e dal suo ufficio stralcio su fascisti e collaborazionisti ai fini dell'autodifesa e dell'epurazione si rivelarono dunque di fondamentale rilievo anche per l'organismo di partito incaricato del vaglio dei quadri e degli iscritti.
Tale continuità di utilizzo consente di chiarire i numerosi incrementi di documentazione con data posteriore al 1946, vale a dire successiva alla conclusione dei lavori dell'ufficio stralcio del Cumer: si tratta per lo più di corrispondenza intercorsa con le commissioni quadri di altre federazioni relativamente alla condotta morale e politica degli iscritti e degli aspiranti funzionari e dirigenti.

Nel 1993 la documentazione fu depositata dalla Federazione bolognese del Partito democratico della sinistra (Pds), erede del disciolto Pci, presso l'Istituto Gramsci Emilia-Romagna, e conservata nello studio di Luigi Arbizzani, già membro della segreteria provinciale del Pci e direttore della scuola "Anselmo Marabini", nonché fondatore e primo direttore dello stesso Istituto Gramsci.
Arbizzani adoperò ampiamente la documentazione per studi e pubblicazioni, alterandone a volte l'ordinamento e trasferendo molti originali tra le proprie carte personali.

Con provvedimento n. 16 del 1994 la documentazione fu dichiarata di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna.

Dopo la scomparsa di Arbizzani avvenuta nel 2004, la documentazione è stata sottoposta a un primo intervento di riordinamento condotto da Patrizia Busi, che ha prodotto un inventario dattiloscritto a uso interno dei fascicoli riconducibili all'attività svolta dal Cumer durante il periodo bellico.
Nel 2009 Sara Verrini ha condotto un intervento di ricognizione e schedatura dell'intero complesso archivistico, e dunque anche della documentazione prodotta dal Cumer e dal suo ufficio stralcio dopo la conclusione della guerra di liberazione, recuperando inoltre i documenti del Comando presenti nel fondo personale di Luigi Arbizzani.

La documentazione del Comando unico militare Emilia Romagna (Cumer) è stata depositata presso l'Istituto Gramsci Emilia-Romagna dalla Federazione bolognese del Partito democratico della sinistra (Pds) nel 1993.

Redazione inventario:
Inventario a cura di Salvatore Alongi, redatto nel 2012 per la Fondazione Istituto Gramsci Emilia-Romagna nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi" promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.

Criteri di ordinamento:

Il presente intervento di riordinamento e inventariazione ha individuato all'interno della documentazione le seguenti serie:
- bollettini;
- corrispondenza;
- informazioni per l'epurazione.
All'interno di ciascuna serie i fascicoli sono stati ordinati secondando la numerazione apposta sulle camice (con matita rossa o blu) durante uno dei numerosi lavori di riordinamento che hanno interessato la documentazione nell'immediato dopoguerra.
I fascicoli costituiti ex novo nel corso del presente riordinamento allo scopo di accorpare la documentazione sciolta che non è stato possibile ricondurre ai fascicoli già esistenti, sono stati collocati in coda a ciascuna serie e ordinati cronologicamente.
Considerate le lacune presenti tra i fascicoli dotati di una numerazione precedente e la presenza dei suddetti nuovi fascicoli, è stato inoltre necessario attribuire alle unità archivistiche un nuovo numero di corda che riparte da 1 per ciascuna serie (cosiddetta "numerazione a serie aperta").
Anche alle buste si è applicata una numerazione che riparte da 1 all'interno di ciascuna serie.

Strumenti di ricerca:

"Archivio del Corpo volontari della libertà aderente al Comitato di liberazione nazionale - Comando militare unico Emilia Romagna (1944 mar. - 1945 apr.)", inventario datt. a uso interno a cura di Patrizia Busi.

Note:

Documentazione collegata:
Presso l'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia (Istoreco) è conservato il fondo del Comando militare nord Emilia (1944-1946), istituito dal Comando unico militare Emilia Romagna (Cumer) nel mese di agosto 1944, e del Comando unico zona Reggio Emilia (1944-1945).
Presso l'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea per la provincia di Parma è conservato il fondo del Comando unico di zona, istituito dal Cumer intorno al mese di novembre 1944, articolato a sua volta in delegazioni con competenza per i vari settori nei quali era suddiviso il territorio della provincia (ad esempio Ovest ed Est Cisa).
Presso l'Istituto romano per la storia dell'Italia dal fascismo alla resistenza (Irsifar) sono conservati 28 voll. contenenti la documentazione prodotta dal Comando unico militare Emilia Romagna (Cumer) nel periodo di tempo compreso tra il mese di aprile 1944 e il mese di luglio 1945, con antecedenti fin dal mese di gennaio '44. Per l'inventario del fondo, curato da Roberta Sibbio, si rimanda al sito www.archividelnovecento.it.
Presso l'Istituto storico Parri Emilia-Romagna è invece conservato un ulteriore spezzone del fondo del Cumer della consistenza di 9 bb., con documentazione prodotta tra il mese di giugno 1944 e il mese di dicembre 1945.

La documentazione è conservata da:


La documentazione è stata prodotta da:


Redazione e revisione:

  • Redatta in xDams , 10/05/2012 - 28/06/2014