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Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia - ONMI. Comitato provinciale di Bologna

Sede:

Bologna, 1927 - 1975

Date di esistenza:

  • 1927 - 1975

Intestazioni:

  • Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia - ONMI. Comitato provinciale di Bologna, Bologna (1966 - 1975)
  • Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia - ONMI. Federazione provinciale di Bologna, Bologna (1927 - 1966)

Altre denominazioni:

  • Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia - ONMI. Federazione provinciale di Bologna, 1927 - 1966

Descrizione:

L'Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia (Onmi) fu istituita con la legge n. 2277 del 10 dicembre 1925 che la qualificò come ente morale a carattere assistenziale stabilendone finalità e scopi. Questi ultimi prevedevano la protezione e l'assistenza applicata alle seguenti categorie: gestanti e madri bisognose o sole; bambini moralmente o materialmente abbandonati, sino al quinto anno d'età; minori moralmente o materialmente abbandonati, traviati o delinquenti sino al diciottesimo anno d'età. Altro scopo precipuo dell'Onmi era quello di operare per diminuire e possibilmente annullare il tasso di mortalità infantile e sull'esempio della Opera nazionale dell'infanzia belga, la legge intendeva dare vita a un ente assistenziale centralizzato con funzioni di direzione e di coordinamento delle istituzioni locali presenti sul territorio nazionale e deputate alla protezione della maternità e dell'infanzia.
Tra i paesi più industrializzati, l'Italia giungeva ultima alla creazione di un organismo nazionale e parastatale specificamente indirizzato verso l'ambito sopra menzionato e dal dibattito parlamentare del 1924, promosso dal ministro Luigi Federzoni, risulta evidente che l'Onmi nasce sia per colmare un vuoto specifico nell'attività dell'assistenza sanitaria alle gestanti, ai neonati ed alle madri, sia per compensare le mancanze degli istituti pubblici o privati, inadeguati ai bisogni del Paese. All'interno del programma che il ministro Federzoni espose nel 1924 e che condusse all'istituzione dell'Onmi, veniva perciò trattato anche il tema della lotta all'alcolismo e dell'igiene nei luoghi di lavoro.
Dal punto di vista gestionale, l'Onmi risultava articolata in un organismo centrale (Roma) e in strutture periferiche, distinte in Federazioni provinciali con sede in ogni capoluogo di provincia, ed in Comitati di patronato comunali in ogni comune. La Federazione provinciale provvedeva all'esecuzione delle direttive impartite dalla Sede centrale ed allo svolgimento dei servizi di protezione ed assistenza della maternità e dell'infanzia nell'ambito della provincia, coordinando ed organizzando le attività delle istituzioni pubbliche e private; riferiva inoltre periodicamente sull'andamento dei servizi, proponendo i provvedimenti atti al miglioramento degli stessi. Un compito importante, prerogativa esclusiva delle Federazioni provinciali, era quello di sollecitare e promuovere la creazione di istituzioni minori, che si trovavano alla base della struttura dell'Onmi: i Comitati di patronato nei comuni minori e le Case della madre e del bambino. Le Federazioni provinciali operavano in locali forniti ed arredati gratuitamente dalla Provincia, che metteva a disposizione anche i propri funzionari ed impiegati.
Proprio al fine di razionalizzare il farraginoso lavoro della larga base elettiva delle Federazioni provinciali, Mussolini nominò un commissario straordinario per la Sede centrale. Il governo dei commissari straordinari, avviato sotto la guida dell'onorevole Alberto De Blanc, occupò tutto il Ventennio fascista ed un lungo periodo successivo alla fine del secondo conflitto mondiale almeno fino alla riforma del 1966 (e in alcuni casi anche oltre) e doveva condurre, almeno nelle aspettative iniziali, alla razionalizzazione ed all'aumento dell'efficienza e dell'efficacia delle strutture.
Le novità più importanti per la Federazione provinciale bolognese, in questo simile a quanto avvenne con altre federazioni presenti sul territorio nazionale, fu l'incremento nell'erogazione dei sussidi, in particolare nella distribuzione dei pacchi alimentari, per il periodo 1946-1950 e nell'aumento di strutture specifiche e specialistiche costruite tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta del Novecento.
È da sottolineare come le vicende belliche non avessero risparmiato l'organizzazione e le istituzioni dell'Onmi nella Provincia di Bologna. All'atto della liberazione molte zone di assistenza praticamente non funzionavano, o perché tagliate fuori dal centro per interruzioni stradali, o per danni subiti dagli edifici adibiti ai vari servizi assistenziali. Prima preoccupazione della Federazione bolognese fu quella di riordinare le zone, assegnando a ciascuna una assistente sanitaria visitatrice, e provvedendo ad un accurato rilievo dei danni subiti. Si curò immediatamente il ripristino dei consultori pediatrici e materni, spesso con soluzioni di fortuna, dotandoli peraltro di attrezzature sanitarie indispensabili. A Bologna, in particolare, fu continuata e potenziata l'attività dei centri assistenziali presso i campi profughi. In special modo va citata l'attività svolta presso il campo profughi gestito dagli alleati nell'ex caserma di viale Panzacchi e quello presso la caserma Cialdini in via Urbana.
Considerata l'importanza dei servizi dell'Onmi, la Provincia provvide a dare sede adatta e decorosa agli uffici della Federazione, in un edificio annesso al palazzo della Provincia in via Zamboni. Venne anche aumentato il personale amministrativo fornito dalla Provincia, per provvedere ai nuovi gravi compiti che incombevano alla Federazione di fronte ai problemi di ricostruzione, riorganizzazione ed assistenza. A dimostrazione dei notevoli progressi compiuti in tutti i settori assistenziali valgono le cifre relative all'incremento continuo riscontrato in tutti i dati riguardanti l'organizzazione e l'attività assistenziale. Da questi appare il considerevole aumento dei consultori pediatrici, da 59 nel 1945 a 84 nel 1950, di cui la maggior parte in sede autonoma e in locali idonei al servizio; mentre quasi tutti i consultori nel 1945 avevano sede in comune con gli ambulatori dei medici condotti, con evidenti disagi, in considerazione delle diverse finalità perseguite dai consultori dell'Onmi, di medicina essenzialmente preventiva e di divulgazione di norme igieniche sull'allevamento del bambino.
Da rilevare che i consultori pediatrici e ostetrici, che inizialmente erano diretti da medici condotti, vennero poi affidati a medici specializzati in pediatria e ostetricia con indubbio vantaggio per gli assistiti. Questi ultimi crebbero in virtù di tali cambiamenti fino a raddoppiare nel giro di pochi anni dalla fine della guerra, e nel 1950, ad esempio, si contarono oltre 42000 visite pediatriche.
Nell'immediato dopoguerra la Federazione provinciale bolognese si preoccupò dunque principalmente di estendere la propria attività a favore della popolazione materna e infantile, e in specie fra quella più provata dagli eventi bellici, riorganizzando consultori, refettori materni e asili nido, spesso con soluzioni di fortuna, pur di provvedere all'assistenza sanitaria profilattica e alimentare. Dopo questa fase emergenziale, la Federazione realizzò un piano organico per la ricostituzione e riorganizzazione dei vari servizi con ulteriori sviluppi in relazione alle diverse necessità della provincia di Bologna. Il piano fu inoltrato alla sede centrale dell'Onmi venendo approvato integralmente con la concessioni di fondi straordinari per la sua realizzazione. In esso era pure prevista la realizzazione di una nuova sede che venne effettivamente costruita in viale Filopanti.
Durante gli anni Sessanta si manifestò con evidenza l'inadeguatezza organizzativa dell'Onmi ancorata a logiche ormai superate e una riforma attesa ormai dal lontano 1938 arrivò soltanto con la legge 1081 del 1966. La Sede centrale assunse di fatto un forte potere di indirizzo verso la spesa dei Comitati provinciali, i quali avevano l'obbligo di sottoporre ad essa anticipatamente i bilanci di previsione. Questo condusse ad un diffuso malcontento nelle strutture periferiche dell'Onmi che non potevano più decidere liberamente le iniziative di indirizzo sul tema dell'assistenza alla maternità ed all'infanzia, prerogativa che di fatto spettava loro sin dalla legge istitutiva del 1925. Verso la metà degli anni Settanta la situazione del Paese, gravata da elementi pesantemente negativi come la crisi economica e l'inflazione galoppante, portò ad una decisa razionalizzazione degli enti cosiddetti "inutili" tra i quali figurava appunto l'Onmi. La chiusura dello stesso fu infine disposta dalla legge n. 698 del 23 dicembre 1975, successivamente integrata e modificata dalla legge n. 563 dell'1 agosto 1977. In conformità all'art. 118 comma 1 della Costituzione, l'organizzazione e la gestione dei servizi sociali pertinenti la maternità e l'infanzia fa ora capo ai comuni, singoli o associati, e alle comunità montane; in questo ambito la Regione esercita competenze di legislazione, indirizzo, programmazione e coordinamento. Restano attribuite allo Stato le sole funzioni di carattere internazionale già esercitate dall'Onmi, ovvero i rapporti che legano lo Stato, e nello specifico, il Ministero della sanità con l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e tutte le organizzazioni sanitarie in seno all'Organizzazione delle nazioni unite (Onu).

Dal punto di vista istituzionale la legge n. 2277/1925 prevedeva che l'Onmi fosse retta da un Consiglio centrale composto da 27 persone tra cui due senatori, due deputati e 23 membri nominati attraverso un decreto reale su proposta del ministro dell'Interno. In seno al Consiglio centrale era poi costituita una Giunta esecutiva di 9 membri. La Federazione provinciale dell'Onmi era diretta da un consiglio costituito da 8 membri, oltre che dal presidente. I membri venivano scelti tra i direttori ed i presidenti delle istituzioni pubbliche e private federate con l'Onmi, tra le quali i Fasci femminili, l'Eca e le istituzioni di carità. Come membri di diritto facevano parte di quest'organo il medico provinciale e un ispettore scolastico. Ma ad occuparsi in modo diretto dell'assistenza alle gestanti, alle madri ed ai bambini erano i Comitati di patronato comunali. Composti da un numero indeterminato di persone, i comitati vedevano sempre al loro interno la presenza dell'ufficiale sanitario, del direttore didattico, o al suo posto, del maestro e di un sacerdote. I Comitati di patronato comunali, tuttavia, istituiti nel 1925, iniziarono a lavorare solo nella seconda metà del 1927.
Gli organismi direttivi dell'Onmi furono caratterizzati da una vasta collegialità e da un'ampia rappresentanza solo nei primissimi anni di attività. Ben presto, infatti, il regime fascista fece aumentare la presenza dei sostenitori della dittatura in seno all'organizzazione; alcuni cambiamenti significativi in questo senso furono apportati mediante il r.d.l. n. 1904 del 21 ottobre 1926 poi convertito nella legge n. 239 del 5 gennaio 1928. Questi provvedimenti modificarono la composizione del Consiglio centrale, delle Federazioni provinciali e dei Comitati di patronato comunali e anche il numero dei membri del Consiglio centrale fu portato da 27 a 38; in esso il Partito nazionale fascista poteva designare due membri. Il segretario generale del Pnf nominava inoltre un consigliere, scelto tra i rappresentanti del partito, ed una consigliera scelta tra le iscritte ai Fasci femminili. La presenza di membri legati al partito fascista ed inseriti negli organi interni delle Federazioni provinciali, nonché il loro potere decisionale, crebbe fortemente ed aumentò anche il numero dei rappresentanti di diritto nel Consiglio che presiedeva la Federazione provinciale. Si aggiungevano il consigliere di prefettura, un giudice del tribunale o il presidente, il procuratore del re presso il tribunale ed un rappresentante dall'amministrazione comunale.
Le norme contenute nella legge istitutiva, unitamente ad alcune disposizioni successive, furono rifuse nel testo unico del 24 dicembre 1934 con cui fu sancita definitivamente l'ingerenza dello Stato e rafforzata l'egemonia del governo negli organismi amministrativi. I consigli direttivi sia centrale che delle Federazioni si componevano di 13 membri nominati secondo il seguente schema: uno dal Segretario della Federazione provinciale dei fasci di combattimento, otto dal prefetto (tra i quali, nello specifico, due medici specializzati in ostetricia e pediatria e due rappresentanti delle istituzioni pubbliche o private di assistenza alle madri e ai bambini), uno scelto dal presidente dell'Onmi tra i massimi esperti in assistenza materna ed infantile residenti nella Provincia. Membri di diritto delle Federazioni provinciali furono inoltre il consigliere di prefettura, il medico provinciale ed il presidente del tribunale. Fu ridotto a tre il numero dei componenti della Giunta esecutiva mentre le giunte provinciali delle Federazioni vennero soppresse. La nuova caratterizzazione amministrativa dell'ente era sottolineata dal fatto che nelle Federazioni provinciali venivano istituiti presidente e vice-presidente nelle persone del preside ovvero presidente dell'Amministrazione provinciale e della fiduciaria dei Fasci femminili. Nel 1932 inoltre, alla vigilia della riforma fascista, fu introdotta la figura del Segretario sociale, specificatamente incaricato della gestione della Federazione provinciale da un punto di vista tecnico e professionale. I suoi compiti erano: vigilare e coordinare l'attività dei segretari sociali dei centri d'assistenza materna ed infantile; promuovere e coordinare le iniziative dirette all'assistenza materna ed infantile; raccogliere i dati statistici in ogni federazione; avviare i provvedimenti richiesti dai centri di assistenza materna previo parere favorevole del delegato straordinario o del presidente della federazione.
Dal punto di vista dell'ordinamento furono introdotti cambiamenti significativi solo nel 1938. La composizione del Consiglio centrale fu modificata riducendo il numero dei consiglieri a 11 e introducendo come membri di diritto i direttori generali della Sanità pubblica, della Demografia e Razza e dell'Amministrazione civile.
Con la l. 1081 del 1966 si avviò la riforma dell'Omni, un provvedimento ricordato con il nome di "piccola riforma", che condusse all'istituzione ed alla parziale modifica degli enti direttivi. Il consiglio centrale dell'Onmi vide salire il numero dei suoi membri sino a ventuno; per quanto riguarda gli organi periferici, la Federazione provinciale prese il nome di Comitato provinciale anche se le sue prerogative, nella sostanza, non mutarono.

L'ente svolgeva le seguenti attività:
- provvedere attraverso i suoi organi provinciali e comunali alla protezione e all'assistenza delle gestanti e delle madri bisognose o abbandonate, dei bambini lattanti e divezzi fino al quinto anno, appartenenti a famiglie che non possono prestare loro cure necessarie, dei fanciulli di qualsiasi età appartenenti a famiglie bisognose e dei minorenni fisicamente o psichicamente anormali o materialmente o moralmente abbandonati, traviati o delinquenti fino all'età di diciotto anni;
- favorire la diffusione delle norme e dei metodi scientifici di igiene prenatale e infantile nelle famiglie e negli istituti anche mediante la creazione di ambulatori per la sorveglianza e le cure delle donne gestanti, di scuole tecnico-pratiche di puericultura e corsi popolari d'igiene materna e infantile;
- organizzare, in accordo con le amministrazioni provinciali, con i consorzi antitubercolari e con altre istituzioni preposte l'opera di profilassi antitubercolare dell'infanzia e la lotta contro le malattie infettive;
- vigilare sull'applicazione delle disposizioni legislative e regolamentari in vigore per la protezione della maternità e dell'infanzia e promuovere, per il miglioramento fisico e morale dei fanciulli e degli adolescenti, la riforma di tali disposizioni;
- vigilare e controllare le istituzioni pubbliche e private di assistenza e protezione della maternità e dell'infanzia.

Legislazione
- l. n. 2277 del 10 dicembre 1925 reltiva all'istituzione dell'Onmi, modificata in parte dal r.d.l. n. 1904 del 21 ottobre 1926 e sostituita dal testo unico approvato con r.d. n. 2316 del 24 dicembre 1934;
- dopo due leggi correttive della normativa precedente (legge n. 1168 del 23 giugno 1927, recante concessioni di esenzioni fiscali e tributarie all'Onmi, e l. n. 239 del 5 gennaio 1928, relativa alla conversione in legge del r.d.l. n. 1904 del 21 ottobre 1926), la l. n. 298 del 13 aprile 1933 riorganizzò l'ente secondo le direttive di Benito Mussolini;
- r.d. n. 2316 del 1934, modificato e integrato dal r.d.l. n. 2008 del 5 settembre 1938 e dalla l. n. 936 del 19 luglio 1941 che racchiude i principi fondamentali del nuovo ordinamento che trovano il loro completo sviluppo nel regolamento di esecuzione approvato con r.d. n. 718 il 15 aprile 1926;
- d.l.l. n. 446 del 31 luglio 1945, con il quale i poteri di vigilanza e tutela sull'Onmi sono demandati all'Alto commissariato igiene e sanità; successivamente, con la legge n. 296 del 13 marzo 1958 le attribuzioni furono devolute al Ministero della sanità;
- l. n. 1081 del 1 dicembre 1966, relativa all'istituzione di nuovi organi direttivi;
- l. n. 698 del 23 dicembre 1975 relativa alla soppressione dell'Onmi; la legge ha anticipato il d.p.r. n. 616 del 24 luglio 1977 sul trasferimento di poteri dallo stato alle regioni e la soppressione di enti tra i quali gli ECA e il loro passaggio ai comuni; a decorrere dal 1 gennaio 1976 sono state trasferite alle regioni a statuto ordinario e speciale le funzioni amministrative esercitate dall'Onmi previste dall'art. 4 punto 4 del r.d. n. 2316 del 1934, nonché le funzioni di programmazione e d'indirizzo.

Tipologia:

  • ente pubblico territoriale e sue articolazioni

Note:

Scheda descrittiva a cura di Francesco Rosa redatta nel 2013 nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi", promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna.

Fonti archivistiche:
- ARCHIVIO STORICO PROVINCIALE DI BOLOGNA, Archivio dell'Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia (Onmi), Federazione provinciale di Bologna, Delibere del Consiglio di amministrazione;
- ARCHIVIO STORICO PROVINCIALE DI BOLOGNA, Archivio dell'Opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia (Onmi), Federazione provinciale di Bologna, Attività assistenziale e sanitaria.
Fonti bibliografiche:
- Relazione sull'attività della Federazione Provinciale di Bologna negli anni 1927 e 1928, Bologna, Mareggiani, s.d.;
- M. BETTINI, All'origine dell'ONMI: riforma sociale o 'battaglia demografica'?, «Le carte e la storia», 2/2006, pp. 160-193;
- M. MINESSO, Stato e infanzia nell'Italia contemporanea. Origini sviluppo e fine dell'Onmi 1925-1975, Bologna, Il Mulino, 2007;
- M. BETTINI, Stato e assistenza sociale in Italia. L'Opera Nazionale Maternità ed Infanzia 1925-1975, Livorno, Erasmo, 2008.
Complessi archivistici: Redazione e revisione:
  • Redatta in xDams , 11/02/2013 - 18/07/2013