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Negretti Gian Carlo

Calderara di Reno 15 aprile 1925 - Bologna 02 ottobre 2017

Intestazioni:

  • Negretti, Gian Carlo, partigiano, politico, orologiaio e dirigente dell'artigianato, (Calderara di Reno 1925 - Bologna 2017)

Descrizione:

Luoghi di residenza e attività: Roma, attività nell'artigianato, [1986] - 2002.

Gian Carlo Negretti nasce il 15 aprile 1925 a Calderara di Reno, in provincia di Bologna, da Ilario e Armida Zaghi. Dopo aver frequentato le scuole elementari, svolge una formazione professionale come artigiano orologiaio in alcune botteghe bolognesi e si distingue lavorando presso il Deposito svizzero.
Da sempre sostenitore degli ideali comunisti e antifascisti, fin dal 1943 è tesserato del Pci e partecipa ad azioni di contrasto al fascismo. Dopo l'8 settembre, si unisce alla Resistenza di pianura, militando tra le fila del battaglione Armaroli della 63° Brigata Garibaldi "Bolero". Fa parte di una Sap (Squadra di azione patriottica) con il nome di battaglia "Tom", benché sia più noto ai compagni con l'appellativo di Carlen l'arluir, "l'orologiaio". In particolare, diventa capo squadra e commissario politico della 1° compagnia, che battezza gnint c'incaglia, ovvero "niente ci ferma". Svolge operazioni di reclutamento e coordinamento, disarmo, trasporto di armi, contrasto alla presenza nazista e reperimento di risorse alimentari ed economiche in favore della lotta partigiana e della popolazione ridotta in miseria; si adopera per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini e, a tal fine, collabora alla stesura e alla diffusione di nuovi patti colonici tra mezzadri e proprietari terrieri. Dopo la Liberazione, è membro della Polizia partigiana e riceve diversi incarichi, tra i quali il recupero dei macchinari della Ducati a Milano e la direzione del gruppo di ricerca dei partigiani dispersi. In seguito, è riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente e, in qualità di primo presidente dell'Anpi di Calderara di Reno, nel 1947 guida la delegazione dei partigiani bolognesi che partecipa alla ricostruzione di Lidice e al 1° Festival mondiale della gioventù comunista di Praga.

Subito dopo la Liberazione, entra a far parte della Federazione provinciale del Pci di Bologna, ricevendo da Vincenzo Galetti il compito di riorganizzare la presenza del partito nelle zone di pianura. Alla fine degli anni Quaranta, partecipa attivamente alla costruzione delle Case del popolo e viene incaricato da Enrico Bonazzi, allora segretario della Federazione, di guidare una squadra di sostegno attivo alle lotte contadine della pianura, per contrastare il fenomeno del crumiraggio. In questo contesto, il 12 giugno 1949 assiste in prima persona all'uccisione dell'operaio Loredano Bizzarri a San Giovanni in Persiceto, per mano di una guardia della tenuta Lenzi.
Negli anni successivi, continua la sua militanza politica nel Pci: all'incirca tra il 1950 e il 1952, è responsabile del Centro di diffusione stampa e propaganda della Federazione e, in seguito, dirige il Centro della cultura popolare. In questa veste, coordina e promuove numerose iniziative degli organismi che costituiscono il Centro, ovvero l'Università popolare "Giuseppe Garibaldi", il Centro popolare del libro, il Centro del teatro e dello spettacolo popolare, l'associazione "Amici del cinema". In particolare, cura iniziative come "La battaglia del libro" nel 1955, la rappresentazione dell'Aida in piazza Maggiore e il censimento dei teatri della regione. Inoltre, collabora con Luciano Leonesi alle attività del Teatro di massa e, insieme a Gino Agostini ed Egidio Errani, fonda il Creec (Consorzio regionale emiliano esercenti cinema), di cui diventa vicepresidente.
In seguito, assume il ruolo di commissario del Pci ad Altedo, dove partecipa agli scioperi e alle rivendicazioni dei braccianti e delle mondine, organizza azioni di sensibilizzazione contro la guerra e la bomba atomica e svolge attività di propaganda e tesseramento, in particolare in occasione delle elezioni amministrative del maggio 1956.
Nel 1957, dopo la morte del padre Ilario e del fratello Umberto, torna a Calderara di Reno e sposa Marisa, con cui era fidanzato da diversi anni; due anni dopo, nel 1959, nasce la figlia Monica. Su indicazione di Lino Montanari, allora vicesegretario della Federazione, assume fino al 1959 l'incarico di responsabile politico della Commissione della montagna, intessendo rapporti con tutti i centri abitati dell'Appennino bolognese, tenendo comizi e studiando i problemi del territorio. In questi anni, oltre a mantenere in essere la propria attività di artigiano orologiaio e a entrare in contatto con importanti esponenti del Pci bolognese e del futuro governo cittadino come Guido Fanti e Renato Zangheri, fa parte della scorta di Palmiro Togliatti e lo accompagna durante le sue visite a Bologna, instaurando con lui un rapporto di stima reciproca.
Dal febbraio al giugno 1959, partecipa alla scuola regionale di partito a Bologna, che in precedenza gli era stata preclusa a causa dell'opposizione della Commissione quadri di Roma, probabilmente in ragione di un parente fascista e della sua appartenenza al settore artigiano e non a quello operaio. La sua esperienza nel Pci si conclude quello stesso anno, quando Armando Gagliani, presidente dell'Apb (Associazione provinciale bolognese degli artigiani, poi Cna), gli propone di entrare nelle organizzazioni dell'artigianato.

Il primo incarico è quello di responsabile dell'ufficio economico, ma ben presto inizia a ideare e a promuovere la realizzazione dei primi insediamenti artigiani sia in città, nel quartiere Santa Viola, sia in periferia, a Bargellino e a San Lazzaro (Cicogna). Divenuto profondo conoscitore del territorio regionale e dei piani regolatori dei comuni, nonché punto di riferimento nel reperire le risorse economiche necessarie, viene cooptato da Gagliani ai vertici dell'Ente fiera di Bologna e, per circa vent'anni, è membro del Cda e della Giunta esecutiva dell'Ente, come rappresentante del settore artigiano. In questa veste, contribuisce alla creazione del "Cosmoprof" ed è chiamato come consulente per la creazione della fiera "Marmo macchine" di Massa Carrara. Dopo l'avvenuta e consolidata trasformazione dell'Apb in Cna, negli anni Ottanta viene nominato presidente della Cra (Commissione regionale dell'artigianato), incarico che riveste fino al 2002. Come presidente della Cra, organo regionale di tutela e rappresentanza degli artigiani, si avvale della consulenza giuridica dell'avvocato Cesarino Zuppiroli, ex frate ed ex partigiano di Calderara di Reno. Inoltre, è membro del Consiglio nazionale dell'artigianato facente capo al Ministero dell'industria e, in questa veste, contribuisce alla stesura della legge quadro dell'artigianato (L. 443/1985).
Per buona parte della sua vita compie studi e ricerche da autodidatta sulla storia e la cultura del territorio regionale, in parte per interesse personale, in parte in seguito a precise sollecitazioni e indicazioni provenienti dal Pci. Inoltre, anche negli ultimi anni mantiene vivo l'interesse per l'orologeria, svolgendo attività di consulenza e riparazione all'interno del laboratorio tecnico adibito nella propria abitazione, i cui strumenti verranno donati dalla figlia Monica al museo del Patrimonio industriale nel 2021. Nell'arco della sua vita, riceve numerosi riconoscimenti come membro della Resistenza, del Pci e per l'impegno profuso nel settore dell'artigianato su tutto il territorio regionale.
Tra le varie collaborazioni e interviste che gli vengono richieste, si annovera l'articolata testimonianza delle proprie vicende personali e professionali che, negli ultimi anni di vita, lascia nelle mani dell'antropologo Antonio Fanelli.
Muore a Bologna il 2 ottobre del 2017.


Partigiano, membro del Pci (Partito comunista italiano), politico, artigiano orologiaio, dirigente dell'artigianato, membro del Cda e della Giunta esecutiva dell'Ente fiera di Bologna.

Note:

Scheda descrittiva a cura di Silvia Mura redatta nel 2022 per la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna.


Fonti archivistiche:

- Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Partito Comunista italiano - Federazione provinciale di Bologna, Commissioni, sezioni di lavoro e dipartimenti, Commissione quadri, Autobiografie e rapporto con gli iscritti, Autobiografie di militanti comunisti, n. 929, Negretti Gian Carlo.

Fonti bibliografiche:

- Fanelli A., Carlén l'orologiaio. Vita di Gian Carlo Negretti: la Resistenza, il Pci e l'artigianato in Emilia-Romagna, Bologna, Il mulino, 2019;
- Brini G., Artigiani a Bologna: cenni di storia e attualità, Bologna, Arti grafiche Tamari, 1978.

Fonti online:

- https://www.storiaememoriadibologna.it/negretti-gian-carlo-513816-persona;
- https://www.bo.cna.it/news/articolo/la-cna-piange-la-scomparsa-di-gian-carlo-negretti

Collegamenti:


Complessi archivistici: Redazione e revisione:
  • Redatta in xDams , 11/08/2022 - 10/10/2022