Denominazione:
Archivio dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII e opere pie annesseAltre denominazioni:
- Ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II e opere pie annesse
- Regio ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II e opere pie annesse
- Regio Ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II
Tipologia:
fondoData:
1860 - 1988Note alla data:
con docc. dal 1642 e al 1995.Consistenza:
1567 regg., 1505 bb., 123 bb. (con 349 fascc.)Descrizione:
La documentazione afferente all'archivio dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII e opere pie annesse, relativa a un periodo che va dal 1860 al 1988 (ma con atti a partire dal 1642), testimonia l'attività dell'ente dalla sua fondazione, col nome di Regio ricovero Vittorio Emanuele II, fino al momento della modificazione del suo assetto amministrativo e istituzionale, con la fusione delle opere pie da esso amministrate.Le serie principali individuate sono il carteggio, gli atti deliberativi, i documenti contabili, gli atti relativi al patrimonio immobiliare, i documenti afferenti al personale assunto e il materiale archivistico pertinente all'attività assistenziale.
La parte più rilevante è costituita dal carteggio amministrativo, articolato in "serie" corrispondenti ciascuna a ognuna delle opere pie amministrate dall'ente, anche se gli atti sono classificati secondo la medesima "Tabella descrittiva dell'ordinamento dell'Archivio".
Notevole interesse storico riveste anche la serie dei verbali del Consiglio di amministrazione, che documenta le varie fasi di vita dell'Istituto attraverso la registrazione dei processi decisionali che ne sovrintendono l'amministrazione.
Infine, lo studio della documentazione ha messo in evidenza l'esistenza di nuclei documentari confluiti in seguito a lasciti testamentari nell'archivio dell'ente. In particolare si segnala la presenza di documentazione relativa al conte Cesare Mattei, fondatore della elettromeopatia, una particolare disciplina medica che riscosse un grande successo fra 800 e 900 ed è tuttora seguita in vaste zone dell'Asia. Al Mattei è, inoltre, da ricondurre la costruzione della Rocchetta Mattei, splendido esempio di architettura eclettica ottocentesca situato nell'alto Appennino bolognese, recentemente acquisita e restaurata dalla Fondazione Carisbo.
Storia archivistica:
L'archivio dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII e opere pie annesse trae origine dalla fondazione dell'ente nel 1860 con il nome di Regio ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II. Attualmente il fondo si trova materialmente diviso e conservato in due sedi distinte: l'Archivio di stato di Bologna (ASBo) e la sede dell'Azienda pubblica di servizi alla persona (Asp) Giovanni XXIII in viale Roma 21, sempre a Bologna.Nel 1861 vennero fuse nel Ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II le gestioni e le rendite patrimoniali del Pio spedale degli abbandonati del Ss. Salvatore e ricovero uniti. Come effetto della fusione, i fondi archivistici di pertinenza dello Spedale abbandonati e del Ricovero della casa di S. Gregorio (le cui origini risalgono rispettivamente al 1735 e al 1808) confluirono nell'archivio del Regio ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II. Si costituì così una sezione antica denominata nel "Regolamento generale d'amministrazione" del 1892 "archivio vecchio" (conservata in ASBo), in contrapposizione all' "archivio nuovo", ossia il complesso delle carte accumulatosi a partire dalla data di fondazione del ricovero.
Negli anni successivi vennero affidate all'amministrazione del ricovero le opere pie Patrimonio ex gesuitico (r.d. del 28 aprile 1863), Orfanotrofio S. Leonardo e Ospizio dei vecchi settuagenari di S. Giuseppe (r.d. del 28 agosto 1864), Eredità Ferrarini (r.d. del 6 novembre 1880), Eredità Zamboni (r.d. del 20 novembre 1887), Eredità Mattei (r.d. del 20 ottobre 1905).
Le suddette opere pie, pur controllate dal ricovero, godevano di autonomia patrimoniale e gestionale: si delineò in questo modo la particolare struttura amministrativa dell'ente, imperniata su un'amministrazione generale da cui dipendevano le diverse opere pie.
Il complesso dei fondi confluiti nell'archivio del Regio ricovero Vittorio Emanuele II tra il 1861 e il 1864 e prodotti dall'Ospedale degli abbandonati e ricovero uniti, Opera pia dei mendicanti, Ospizio dei vecchi settuagenari di S. Giuseppe, andarono a costituire l' "archivio vecchio" che include anche documentazione relativa al Patrimonio ex gesuitico e a svariate eredità e donazioni di cui il ricovero e gli istituti annessi sono stati beneficiari.
L'"archivio nuovo", invece, comprende la documentazione effettivamente prodotta dall'ente Regio ricovero Vittorio Emanuele II e opere pie annesse di cui rispecchia abbastanza fedelmente l'organizzazione. Accanto a serie documentali prodotte dagli organi e dagli uffici dell'amministrazione centrale (verbali della Direzione, verbali del Consiglio amministrativo, registri di protocollo) se ne formarono altre direttamente collegate alle diverse opere pie controllate dal ricovero (carteggio, registri contabili, ecc.). In sostanza a ciascuna opera pia fu fatta corrispondere una "serie" archivistica, articolata in "titoli" e "rubriche".
Negli ultimi decenni del XIX sec. la crescita della mole documentaria e l'aumentata complessità degli affari da trattare resero ben presto necessaria una riorganizzazione dell'archivio - ed in particolare del carteggio - secondo un modello più razionale ed efficiente, rispetto a quello allora utilizzato, basato sulla semplice sedimentazione cronologica delle carte.
Nel periodo a cavallo fra gli anni '80 e 90 del XIX sec. venne introdotta, prima in via sperimentale, poi in via definitiva, la "Tabella descrittiva dell'ordinamento dell'archivio del Regio ricovero ed opere pie annesse", di fatto un titolario per la classificazione e l'ordinamento di tutti i documenti.
La fase di cambiamento è ben illustrata nel "Resoconto morale per gli esercizi 1886-1892" (n.d.r. ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA [d'ora in poi ASBo], Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII, Regio ricovero Vittorio Emanuele II, Serie III, b. 4, fasc. 3.), un documento redatto con periodicità quinquennale che illustra in maniera esaustiva l'attività dell'Amministrazione nei cinque anni precedenti:
"Già nel 1886 dopo l'approvazione dello Statuto organico, l'Amministrazione volle esperimentare un nuovo e più razionale ordinamento dell'archivio ed incominciando, infatti, da tale data, si ha l'archivio regolato in modo tutt'affatto diverso dall'antico, in quanto sostituì alla classificazione cronologica dei documenti e delle carte, la classificazione secondo l'indole e la specie dei fatti amministrativi.
La prova di cinque anni diede ottimi risultati ed a parte alcune lievi deficienze e talune superfetazioni di poco conto, si verificò che il sistema adottato era molto logico, pratico ed agevole alle ricerche, e presentava con grande prontezza la storia completa di tutti i fatti amministrativi svoltisi in un lungo periodo d'anni, eliminando le carte insignificanti e di nessun interesse a futuri esami."
"Il Regolamento amministrativo quindi sanzionò definitivamente l'adozione del nuovo sistema, e volle che ad esso fosse foggiato tutto l'archivio recente, che risale cioè alla fondazione del Ricovero nell'anno 1861, quando fu creata la Società dei contribuenti ed all'Asilo di mendicità furono affidati i patrimoni dell'Ospedale degli abbandonati e del Ricovero, sin allora amministrati dagli Ospedali".
Tutta la documentazione pregressa (ad esclusione di quella pertinente l'archivio "vecchio"), fino ad allora archiviata in ordine cronologico, venne quindi sistematicamente classificata secondo la nuova "Tabella descrittiva dell'ordinamento dell'archivio" e risistemata rispettando l'ordine di classificazione.
Di questa imponente opera di riordino restano tracce evidenti sulla documentazione degli anni precedenti il 1892. Ad esempio, nei registri di protocollo si può notare in corrispondenza di ogni registrazione un segno di classificazione aggiunto a matita in un momento successivo; parimenti lo stesso segno è riscontrabile nei documenti cui la registrazione si riferisce (generalmente apposto nell'angolo superiore destro del foglio).
L'intervento di riordino venne completato dal ricondizionamento della documentazione in buste e camicie, la maggior parte delle quali svolgono tuttora la loro funzione.
Il "Regolamento generale d'amministrazione" adottato nello stesso anno (1892) (n.d.r. ASBo, Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII, Regio ricovero Vittorio Emanuele II, Serie III, b. 1, fasc. 3.) dà ampio risalto agli aspetti della gestione documentale, riservando un'intera sezione (artt. 135-144) alla disciplina delle operazioni inerenti alla tenuta del protocollo, alla conservazione dell'archivio e alla spedizione degli atti.
Vengono descritti nel dettaglio gli obblighi dell'archivista-protocollista, l'ordinamento dell'archivio, la struttura degli strumenti di corredo, ossia i registri di protocollo e i repertori dei fascicoli, e le regole che governano il "giro delle pratiche", vale a dire il flusso dei documenti all'interno dell'amministrazione.
Particolarmente interessante risulta l'art. 138, nel quale viene illustrata l'impostazione dell'archivio:
"L'archivio si divide in due sezioni; la prima riguardante l'archivio vecchio: la seconda l'archivio nuovo.
L'archivio vecchio che giunge fino al 1861, deve conservarsi quale è attualmente, procurando che riescano facili e pronte le ricerche col completare gli indici, riordinare le pratiche, ecc.: l'archivio nuovo che parte dal 1861 è diviso in tante serie, quante sono le aziende, che hanno separate contabilità; le serie si distinguono in titoli, questi in rubriche, le rubriche in fascicoli, il tutto regolato come all'annessa tabella in allegato C."
Da notare che nel suddetto regolamento il termine "archivio" individua sia il fondo archivistico tout court ("L'archivio si divide in due sezioni..."), sia il complesso di carte che oggi definiremmo più propriamente "carteggio classificato", in quanto i documenti che lo costituiscono sono classificati e ordinati secondo titolario.
L'archivio così strutturato comprende, oltre al carteggio amministrativo vero e proprio anche altre serie documentali, quali i bilanci e gli statuti. I registri dei bilanci, in particolare, fino al secondo decennio del XX sec., venivano archiviati all'interno dei fascicoli contenenti la documentazione relativa alla loro approvazione.
L' "archivio nuovo", inoltre, viene corredato di un efficace strumento di ricerca, quale il repertorio dei fascicoli ("Registro di classificazione"), descritto nell'art. 139:
"In relazione a quanto è esposto nell'articolo precedente l'archivista deve tenere apposito registro, chiamato registro di classificazione, per ogni serie: in tale registro devono tosto apparire le divisioni in titoli e le suddivisioni in rubriche. Ogni rubrica deve poi avere una suddistinzione per ordine alfabetico, e nei fogli rispettivi si descrivono i fascicoli per numero d'ordine, per oggetto, e per i numeri di protocollo contenuti nel fascicolo stesso."
L'uso del "Registro di classificazione" era già stato introdotto nel 1886 con la sperimentazione del nuovo sistema d'archivio; tuttavia, essendo stato successivamente modificato il titolario, si rese necessario approntare repertori rispondenti ai nuovi indici di classificazione, in sostituzione di quelli vecchi. Pertanto di alcune "serie" (corrispondenti, come abbiamo visto, ciascuna ad una diversa opera pia) sono conservati due repertori dei fascicoli: un registro più antico, rispondente ai criteri di classificazione utilizzati negli anni 1886-1892, ormai svincolato dal contesto d'archivio, e uno più recente, approntato nel 1892 e successivamente aggiornato fino agli anni '40-50 del Novecento.
Oltre agli atti classificati, in questo periodo confluiscono nelle rispettive "serie" del carteggio anche registri di bilancio afferenti alle diverse opere pie amministrate dall'ente, ossia i bilanci di previsione e i conti finanziari. Infatti, fino al secondo decennio del XX sec. questi documenti venivano archiviati all'interno dei fascicoli contenenti la documentazione relativa alla loro approvazione.
L'impostazione dell'archivio adottata con il regolamento del 1892 e imperniata sulle serie degli atti deliberativi, sugli atti e carteggio classificati così come previsto dalla "Tabella descrittiva dell'ordinamento dell'archivio" e dai registri contabili si mantenne per almeno un cinquantennio.
La sedimentazione ordinata della documentazione venne probabilmente favorita da una struttura amministrativa basata su un modello fortemente centralizzato, che permetteva un controllo efficace sulla gestione documentale.
Inoltre, la percezione dell'archivio quale fondamentale strumento dell'attività amministrativa dovette far sì che si rivolgesse la massima attenzione alla conservazione dell'ordine e dell'integrità delle carte.
La cura dell'archivio implicava naturalmente anche un'attività di periodica selezione della documentazione, con l'eliminazione dei documenti non più utili ai fini amministrativi o non interessanti per la ricerca storica (almeno secondo i criteri di allora).
Rientra in questo ambito l'intervento di scarto effettuato nel 1935 su materiale documentario relativo agli assistiti. Una nota a margine del repertorio dei fascicoli relativo alla "serie" del Regio ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II ci ricorda infatti che vennero "passati al macero tutti i documenti relativi a ricoverati morti o usciti prima del 1931 (Prot. 2329/1935)".
Nel 1956 la sede amministrativa del ricovero venne trasferita dalla casa Modonini, in via Drapperie, al palazzo Scagliarini, in via Riva di Reno, in osservanza a una clausola testamentaria relativa al lascito dell'avvocato Arturo Scagliarini. Presumibilmente negli anni successivi anche l'archivio venne trasferito e ricollocato nella nuova sede. Non è dato sapere se abbia subito danni nel corso delle incursioni aeree del 1944-1945, tuttavia lo stato della documentazione e la sostanziale continuità delle serie lasciano supporre che in quei frangenti si trovasse al riparo dagli eventi bellici.
Nel 1961 viene elaborato un nuovo "Regolamento generale d'amministrazione" (n.d.r. ARCHIVIO DELL'AZIENDA PUBBLICA DI SERVIZI ALLA PERSONA GIOVANNI XXIII, Carteggio ed atti classificati, b. C/1, fasc. "Regolamenti ..."), in gran parte basato sul precedente regolamento del 1892. Per quanto riguarda la gestione documentale e la conservazione dell'archivio vengono riproposte diverse norme previste nel regolamento ottocentesco (spesso nella stessa forma). In particolare, viene ribadita la responsabilità dell'archivio in capo al segretario generale e confermata la ripartizione del carteggio nelle diverse serie afferenti alle opere pie amministrate.
Tuttavia si avverte una minore attenzione verso la pratica archivistica, che, al contrario, nel testo del 1892 appariva regolamentata in maniera capillare. Ad esempio risulta evidente una contrazione dello spazio dedicato alla sezione "Protocollo, archivio, spedizione", con una riduzione del numero degli articoli da 10 a 6 (artt. 135-144 nel 1892, artt. 84-89 nel 1961).
Ma l'aspetto più importante di questo calo di interesse nei confronti dell'archivio è rappresentato dall'omissione degli articoli che nel regolamento precedente descrivevano i compiti dell'archivista (artt. 135-137, 142-143) e l'ordinamento del carteggio secondo la "Tabella descrittiva dell'ordinamento dell'archivio" (art. 138).
Infine, nessun accenno viene fatto a proposito delle operazioni di classificazione degli atti.
Negli anni successivi l'allentamento del controllo esercitato sulla gestione dei documenti, unito probabilmente alla mancanza di personale addetto all'archivio, dovettero determinare gradualmente una situazione per cui i diversi uffici in cui era ripartita l'amministrazione gestivano in autonomia la documentazione di loro competenza.
In particolare il fenomeno ebbe effetti evidentissimi sulle serie del carteggio. La classificazione dei documenti divenne sempre più sommaria (senza l'indicazione del fascicolo, della rubrica e, sempre più spesso, nemmeno del titolo), fino a sparire del tutto nel corso degli anni '80. Di conseguenza la documentazione, non più classificata, cessava di incrementare le serie del carteggio, ma formava fascicoli tematici, che spesso venivano condizionati in buste costituite da pratiche diverse.
Nella seconda metà degli anni '70 del XX sec. si profilò la necessità di un trasferimento dell'archivio. I locali di palazzo Scagliarini nei quali era stato collocato sin dagli anni '50 dovevano essere abbandonati in favore dei nuovi vani predisposti presso la sede operativa in viale Roma, sempre a Bologna.
In quel frangente vennero avviati i contatti con l'Archivio di stato di Bologna per il deposito della documentazione storica.
Il deposito volontario dell'archivio storico dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII e opere pie annesse si concretizzò in due fasi: il 4 luglio 1979 (n.d.r. A seguito della deliberazione n. 70 del 27 giugno 1979 e della convenzione di deposito del 16 luglio 1981.) e il 5 ottobre 1981 (n.d.r. A seguito della deliberazione n. 85 del 1 giugno 1981 e della convenzione di deposito del 3 novembre 1981.), nel corso delle quali vennero consegnati all'istituto di conservazione oltre 1500 unità archivistiche; vennero invece trattenute presso l'ente parte delle serie delle deliberazioni, dei registri di protocollo e alcune serie documentarie di natura contabile e patrimoniale, nonostante fossero costituite da documenti antecedenti il quarantennio e pertanto di pertinenza dell'archivio storico.
E' quindi da questa data che l'archivio dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII e opere pie annesse si trova materialmente diviso e conservato presso le due sedi bolognesi: l'Archivio di stato di Bologna e la sede dell'Azienda pubblica di servizi alla persona Giovanni XXIII.
Negli anni '90 la documentazione conservata presso l'azienda venne sottoposta a un intervento di riordino e scarto affidato a Enzo Andraghetti.
L'operazione interessò in particolare il carteggio e in alcuni casi comportò la creazione a posteriori di fascicoli classificati in base alle segnature originarie apposte sui documenti.
Redazione inventario:
Inventario a cura di Chiara Buonfiglioli, Gerardo Gentile e Allegra Paci redatto tra il 2010 e il 2012 nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi", promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Criteri di ordinamento:
Il presente inventario ha come oggetto l'archivio dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII e opere pie annesse di Bologna. L'inventario sommario, a cura di Allegra Paci, Gerardo Gentile, Chiara Buonfiglioli, costituisce una guida unitaria alla documentazione dell'istituto, individuandone la struttura d'archivio e fornendo informazioni dettagliate sulla formazione e l'articolazione delle serie, oltre che sull'ubicazione del materiale archivistico, attualmente conservato presso la sede dell'Azienda pubblica di servizi alla persona (Asp) Giovanni XXIII e presso l'Archivio di stato di Bologna (ASBo).La documentazione presente in Asp, è per la maggior parte conservata nei depositi, ma parte di essa è stata individuata presso gli uffici (in particolare i verbali del Consiglio di amministrazione) e presso un locale adibito ad archivio del settore patrimonio (documenti inerenti alla gestione del patrimonio).
Nel presente intervento, contestualmente al lavoro di inventariazione dell' "archivio nuovo", ci si è occupati della sezione dell' "archivio vecchio", non solo per la sua rilevanza storica, ma anche per il fondamentale sussidio che offre nella ricostruzione delle complesse vicende in cui è articolata la storia dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII (già Regio ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II).
Per quanto riguarda la parte successiva alla costituzione del Regio ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II, si è tentato di ricostituire virtualmente l'unità del fondo, redigendo un inventario nel quale confluissero sia la documentazione conservata presso la sede dell'Asp, sia quella conservata in Asbo.
La documentazione conservata presso la sede dell'Asp è stata oggetto di un complesso lavoro di recupero e sistemazione.
La prima fase dell'intervento è consistita nella ricognizione di tutto il patrimonio documentario collocato presso la sede Asp, in massima parte in più locali al piano terra in pessime condizioni.
Successivamente, sulla base del massimario di scarto adottato dall'ente e della normativa vigente, è stata operata una prima selezione della documentazione da eliminare, il cui scarto è stato autorizzato dalla Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna (Saer) il 13 maggio 2010 (prot. 1456). A questa operazione è seguito il trasferimento ordinato dell'archivio - sulla base degli elenchi approntati in fase di ricognizione - e la sua ricollocazione in locali attrezzati e situati nel seminterrato della sede dell'ente. Dopo una seconda operazione di scarto (autorizzata dalla Saer il 17 giugno 2011, prot. 2496), si è proceduto con il riordino della documentazione, il riaccorpamento delle serie archivistiche e l'attribuzione di una numerazione a serie aperte.
Al termine di questa fase è stato redatto un elenco topografico della documentazione conservata nei depositi d'archivio, così come della documentazione collocata negli uffici e nei locali destinati ad archivio dal settore patrimonio.
La fase di riordino si è conclusa con la redazione di un elenco topografico di tutto il materiale documentario (consistente in circa 340 ml), che ha evidenziato la presenza di un consistente nucleo di documentazione storica (69 ml).
Dopo aver recuperato e riordinato il fondo conservato presso la sede dell'Asp, si è proceduto al rilievo della documentazione depositata presso l'ASBo.
Il risultato di questa attività è stata la redazione di elenchi topografici dell' "archivio vecchio" (ante 1860) e dell' "archivio nuovo" (post 1860) e guide d'archivio da utilizzarsi per il supporto alla consultazione dei pezzi, in sostituzione di quelli presenti già in uso in sala studio, in più casi imprecisi e privi di indicazioni cronologiche.
Contestualmente, l'esame analitico dei documenti e lo studio delle pubblicazioni di interesse ha permesso di ricostruire la storia dell'ente, precisandone la cronologia e delineandone l'assetto amministrativo e istituzionale così come è andato a modificarsi nel corso del tempo.
La fase finale dell'intervento è stata focalizzata sulla ricostruzione virtuale delle serie e sulla conseguente elaborazione di una struttura unitaria d'archivio.
Nella realizzazione della struttura d'archivio si è cercato di dare ragione della sostanziale unitarietà del fondo. Si è scelto di attenersi ad un modello d'archivio che rispecchiasse - per quanto possibile - la struttura amministrativa dell'ente, illustrata nel "Regolamento generale d'amministrazione" del 1892, recependo altresì le modifiche apportate a tale organizzazione dal nuovo regolamento del 1961.
Si è così delineata una struttura basata sulle serie degli atti deliberativi, del carteggio, dei registri contabili e della documentazione afferente ai diversi uffici dell'amministrazione (patrimonio, economato, ragioneria, personale, assistenza). Per quanto riguarda il carteggio, pare opportuno ricordare che esso era articolato per "serie", corrispondenti ognuna alle diverse opere pie amministrate dall'ente.
Di seguito viene data una sintetica indicazione di orientamento riguardo alla struttura e alle serie e sezioni presenti nel fondo:
- Verbali della Direzione;
- Verbali delle sedute del Consiglio di amministrazione;
- Verbali delle adunanze delle sezioni del Consiglio di amministrazione;
- Soci contribuenti;
- Carteggio ed atti classificati;
- Protocolli generali;
- Indici di protocollo;
- Repertori dei fascicoli;
- Repertori degli atti e contratti;
- Patrimonio;
- Bilanci preventivi;
- Conti consuntivi;
- Mastri;
- Registri dei mandati;
- Mandati di pagamento;
- Registri di cassa;
- Partitari generali;
- Libri patrimoniali;
- Libri contabili diversi;
- Economato: documentazione diversa;
- Ragioneria: documentazione diversa;
- Assistenza
- Personale.
Il lavoro è stato quindi completato con l'inserimento nella banca dati xDams delle schede relative ai "livelli alti" (dal fondo fino alla sottoserie), ordinati in accordo alla struttura individuata.
Il risultato finale è costituito dal presente inventario sommario, che, oltre a fornire indicazioni sulla storia e l'organizzazione dell'ente e del suo archivio, costituisce un punto d'accesso per la consultazione della documentazione dell'Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII e opere pie annesse indipendentemente dalla sede di conservazione.
L'intero lavoro ha visto la sua conclusione nel marzo 2012.
Strumenti di ricerca:
Per una panoramica complessiva della documentazione di pertinenza dell'Azienda pubblica di servizi alla persona (Asp) Giovanni XXIII è disponibile il seguente strumento: C. Buonfiglioli - G. Gentile - A.Paci, Elenco di ricognizione della documentazione dell'Asp Giovanni XXIII, 2012.La documentazione è conservata da:
La documentazione è stata prodotta da:
Persone:
- Andraghetti Enzo
- Buonfiglioli Chiara
- Ferrarini Luigi
- Gentile Gerardo
- Mattei Cesare, conte
- Paci Allegra
- Scagliarini Arturo
- Zamboni Francesco (? - 1886)
Enti:
- Archivio di stato (Bologna)
- Azienda pubblica di servizi alla persona Giovanni XXIII
- Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
- Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII
- Opera dei Mendicanti
- Orfanotrofio S. Leonardo
- Ospizio dei vecchi settuagenari di S. Giuseppe
- Pio Ospitale del SS. Salvatore detto degli Abbandonati e Ricovero uniti
- Regio Ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II
Toponimi:
- Appennino bolognese
- Asia
- Bologna
- Bologna, Casa Modonini***
- Bologna, palazzo Scagliarini
- Bologna, via Drapperie***
- Bologna, via Riva Reno
- Bologna, viale Roma
- Grizzana Morandi, Rocchetta Mattei
Redazione e revisione:
- Redatta in xDams , 27/05/2010 - 09/10/2014