Città degli archivi

Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

Archivio del Partito comunista italiano (Pci), Comitato regionale Emilia-Romagna

Denominazione:

Archivio del Partito comunista italiano (Pci), Comitato regionale Emilia-Romagna

Tipologia:

fondo

Data:

1947 - 1991

Consistenza:

934 bb., 140 ml

Descrizione:

Si compone della documentazione prodotta dal Comitato regionale Emilia-Romagna del Partito comunista italiano (Pci) tra il 1947 e il 1991, e inerente in particolare:

- la celebrazione dei congressi nazionali compresi tra l'11° e il 17°, delle tre conferenze regionali e dei tre congressi regionali, dei congressi delle federazioni e delle zone emiliano-romagnole;
- le riunioni del Comitato centrale, delle sue commissioni permanenti, della Commissione centrale di controllo, della Direzione nazionale, del Comitato regionale e dell'organismo di coordinamento dei segretari delle federazioni emiliano-romagnole durante il periodo di soppressione dell'istanza regionale, dell'Ufficio di segreteria, del Comitato direttivo regionale e della Commissione regionale di controllo;
- l'attività dei segretari regionali e dei dirigenti responsabili delle commissioni, sezioni e gruppi di lavoro del Comitato regionale, nonché l'operato delle stesse commissioni;
- l'attività delle federazioni emiliano-romagnole, della Federazione giovanile comunisti italiani (Fgci), degli altri comitati regionali, dei sindacati, delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli) e degli altri partiti;
- l'organizzazione delle feste dell'Unità, di convegni, assemblee, seminari, corsi e conferenze;
- le elezioni politiche e amministrative e i referendum popolari.

Regole di accesso ed uso:
Si ritiene che la documentazione sia soggetta ai limiti di consultabilità previsti dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali).

Storia archivistica:

1. Formazione e organizzazione dell'archivio

La storia del trattamento del complesso documentario prodotto dal Comitato regionale Emilia-Romagna del Partito comunista italiano (Pci) può essere articolata in due distinte fasi, il cui passaggio, collocabile nel biennio 1978-1979, è segnato da due fondamentali innovazioni organizzative: l'istituzione di un vero e proprio archivio generale e l'introduzione di un piano di classificazione per l'organizzazione dell'archivio corrente.

Nel trentennio compreso tra la nascita dell'ente nel 1947 e l'elezione di Luciano Guerzoni alla segreteria regionale nel 1976, l'organizzazione della documentazione prodotta dal Comitato è lasciata sostanzialmente alla libera e singola iniziativa dei dirigenti e dei funzionari incaricati di guidare l'apparato del partito, e dunque ai segretari regionali Guido Fanti e Sergio Cavina, ai responsabili dell'Ufficio di segreteria, organismo formalizzato solamente a partire dal 1961, e ai coordinatori dei gruppi di lavoro, introdotti nel 1963.

La modesta entità della documentazione prodotta, dovuta anche alla precarietà e alla marginalità nella quale visse e operò l'istanza regionale fino alla metà degli anni Settanta e all'introduzione del congresso nello statuto, spinse segretari e dirigenti a optare normalmente per il più semplice degli ordinamenti, e ad aggregare dunque il materiale prodotto in fascicoli annuali che venivano conservati presso gli stessi uffici.

La riforma statutaria del 1975 e l'emanazione nello stesso anno della legge sull'ordinamento regionale determinarono un sensibile rafforzamento e ampliamento del ruolo dei comitati regionali, e un conseguente considerevole aumento della produzione documentaria.

Il nuovo segretario Luciano Guerzoni dispose dunque che il materiale prodotto fino ad allora dal Comitato, nonchè gli archivi delle singole federazioni (n.d.r. Il segretario del Comitato regionale Luciano Guerzoni ai segretari delle federazioni, Bologna, 8 novembre 1978, in FONDAZIONE GRAMSCI EMILIA-ROMAGNA [d'ora in avanti FGER], Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, b. 561, Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione, 1978, R1323: «Sta iniziando in questi giorni, presso il Comitato regionale, il lavoro di allestimento dell'archivio del Partito [...] Vorremmo, per il momento, limitarti a chiedere la vostra collaborazione per mettere a disposizione dell'archivio del Comitato regionale il materiale oggi esistente presso le vostre federazioni».) e dei compagni che avevano in passato ricoperto incarichi di direzione politica (n.d.r. Il segretario del Comitato regionale Luciano Guerzoni al compagno..., Bologna, 8 novembre 1978, in Ibidem: «Sta iniziando in questi giorni il lavoro di allestimento dell'archivio del Comitato regionale del Partito. Ci rivolgiamo a te, che hai ricoperto in passato importanti livelli di direzione politica del Comitato regionale, per chiederti un concreto apporto, fatto di indicazioni e di suggerimenti e, soprattutto, di messa a disposizione di documenti e materiali, riferentisi a quel periodo, eventualmente in tuo possesso».), venissero collocati nel nuovo archivio generale del Comitato regionale.

Se il trasferimento della documentazione storica del Comitato dagli uffici all'archivio fu prontamente eseguito, meno successo ebbe il disegno di fare dell'organismo regionale un luogo di concentrazione e conservazione della memoria del partito in Emilia-Romagna, e, fatta eccezione per il fondo della Federazione bolognese (che per ragioni logistiche era conservato negli stessi ambienti di via Barberia 4, sede condivisa dai due soggetti), dalle province non pervenne alcuna documentazione.

Come sopra accennato, all'istituzione dell'archivio generale seguì una seconda decisiva innovazione: l'introduzione di un titolario per la documentazione corrente.

In realtà l'applicazione del titolario non fu affidata all'Ufficio di segreteria o alle commissioni del Comitato, e dunque agli organismi direttamente responsabili della produzione della documentazione, ma demandata allo stesso archivio generale.

Il segretario regionale dispose difatti che il materiale, anche di data recente, se non addirittura corrente, venisse subito trasferito dalla segreteria all'archivio generale, dove sarebbe stato riordinato sulla base del piano di classificazione (n.d.r. Il responsabile dell'Ufficio di segreteria Lorenzo Sintini ai compagni dell'apparato, [Bologna], 19 luglio 1979, in Ibidem, b. 570, Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione, 1979, R1323: «Per ragioni di funzionalità nel lavoro, si è convenuto che anche la gestione dell'archivio corrente passi all'archivio generale, e venga diversamente organizzato (per cronologia e per settori). Pertanto non è possibile nè consentito a nessuno di consultare i materiali in arrivo e in partenza anche di data recente, presso le compagne della Segreteria generale. Infatti le compagne trasmetteranno tutti i materiali all'archivio, al cui responsabile (Ivano Sabadini) ciascuno di noi dovrà rivolgersi direttamente per ottenere copia dei propri materiali».).

La scelta del Comitato regionale non costituì un'esperienza isolata. Essa nacque e si sviluppò sull'esempio di quanto era già stato condotto alcuni anni prima a livello nazionale, quando anche a Roma era stato costituito un archivio storico del partito ed elaborato un titolario, uno strumento che l'esperienza maturata in modo particolare da Ivano Sabadini consentì di estendere anche al Comitato emiliano-romagnolo (n.d.r. L. GIUVA, L'archivio del Partito comunista italiano, in Gli archivi dei partiti politici. Atti dei seminari di Roma, 30 giugno 1994, e di Perugia, 25-26 ottobre 1994, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1996, pp. 70-79: «L'ordinamento che ancora attualmente presentano le carte risale alla fine degli anni Sessanta quando, per la prima volta, si pose il problema della costituzione e dell'organizzazione di un vero e proprio archivio di deposito e storico. Negli anni precedenti al 1969 esisteva soltanto l'archivio corrente, che giaceva frammentato presso le varie strutture della direzione del Pci. Il materiale, raccolto da Giovanni Aglietto e Ivano Sabatini [recte Sabadini, ndr.], fu riorganizzato cronologicamente. All'interno di ogni anno le carte furono disposte sulla base di un titolario» (p. 73).).

Insieme al segretario Guerzoni, l'archivista Sabadini rivestì difatti un ruolo chiave nella storia del trattamento dell'archivio del Comitato regionale.
Egli, oltre ad aver lavorato all'ordinamento dell'archivio nazionale del Pci e aver prestato servizio nell'Ufficio postale della sede di via delle Botteghe oscure (n.d.r. P. MAGRINI, Cartoline a Botteghe oscure, Roma, GangliCom, 2012, p. 21: «Confesso di essere rimasto legato più di altri, con due compagni giovanissimi, che hanno collaborato con il sottoscritto nel vecchio ufficio postale. Si trattava di Ivano Sabadini e Massimo Danieli».), era stato scelto dalla Direzione del partito perchè ricevesse una particolare formazione organizzativa e cospirativa direttamente in Unione sovietica (n.d.r. S. SECHI, Compagno cittadino. Il PCI tra via parlamentare e lotta armata, Soveria Mannelli, Rubettino, 2006, p. 448: «Nell'agosto 1967 Luigi Longo, per conto della Direzione del Pci, chiede al Cc del Pcus che a tre tecnici comunisti (Antonio Passerella, Ivano Sabatini [recte Sabadini, ndr.] e Bruno Forti), sia prestata "assistenza per quanto riguarda l'insegnamento [...] in Urss di tecniche radiofoniche, di metodi di cospirazione e di sistemi di documentazione speciale"».).

Il trasferimento all'archivio e il riordinamento sulla base del titolario della documentazione prodotta dal Comitato regionale e dalle sue articolazioni interne non costituirono tuttavia un passaggio di immediata e generale applicazione. Nel decennio compreso all'incirca tra il 1977 e il 1986 convissero difatti due distinte prassi, che determinarono la sedimentazione delle carte secondo due diverse modalità: l'una, mantenuta in uso presso gli uffici, caratterizzata da criteri tradizionali di accumulazione (in serie di fascicoli tematici o annuali), l'altra, sistematicamente applicata in archivio, basata su un quadro predeterminato di categorie.
L'opera di Sabadini assicurò sostanziale continuità alla prassi introdotta da Guerzoni, fino a determinare, intorno alla metà degli anni Ottanta, l'applicazione del piano di classificazione alla totalità dell'archivio regionale (n.d.r. G. ORLANDI, Gli archivi del Partito comunista italiano in Emilia-Romagna, in I comunisti in Emilia-Romagna. Documenti e materiali, a cura di P. P. D'ATTORRE, Bologna, Istituto Gramsci, sezione dell'Emilia Romagna, Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, 1981, pp. 30-37: «Dal 1977 tutto il materiale prodotto dal Comitato regionale è ordinato cronologicamente e per fondo di provenienza secondo la seguente partizione: organismi dirigenti e sezioni di lavoro» (p. 33).).

2. Passaggi e trasferimenti dell'archivio

Nel 1995 l'Unione regionale dell'Emilia-Romagna del Partito democratico della sinistra (Pds) ha ceduto la proprietà di palazzo Marescotti di via Barberia 4 all'Università degli studi di Bologna, e ha affidato la documentazione compresa tra il 1947 e il 1988 all'Istituto Gramsci Emilia-Romagna, che ha continuato a mantenere la propria sede nei locali della storica residenza.

Nel 2002 la documentazione è stata sottoposta ad un primo intervento di ricognizione, riordinamento e schedatura condotto da Sara Fava, che si è servita del software di descrizione Gea in uso al progetto "Archivi del Novecento".

Nel 2003 il complesso documentario è stato trasferito nella nuova sede dell'Istituto Gramsci di via Galliera 26.

Con provvedimento n. 6 dell'8 luglio 2008 la Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna ha dichiarato l'archivio di interesse storico particolarmente importante.

Tra gennaio e maggio 2010 la documentazione è stata sottoposta ad un secondo intervento di ricognizione e schedatura condotto per la Cooperativa Manifesta da Sara Verrini.

Tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, dopo l'acquisizione da parte della Fondazione Gramsci degli spazi dell'ex teatro Contavalli di via Mentana 2, l'archivio è stato più convenientemente collocato nei depositi di via Cervellati 2.

Nel 2012 il complesso già in possesso della Fondazione Gramsci è stato integrato con la documentazione di data più recente, compresa tra il 1989 e il 1991, che il Pds aveva recato con sé dopo il trasferimento da Palazzo Marescotti e conservato in un deposito di San Lazzaro di Savena (Bo).

Nel 1995 l'Unione regionale dell'Emilia-Romagna del Partito democratico della sinistra (Pds) ha affidato l'archivio all'Istituto Gramsci Emilia-Romagna.

Redazione inventario:
Inventario a cura di Salvatore Alongi redatto nel 2012-2013 per la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi" promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna.

Criteri di ordinamento:

Nella sequenza delle serie che costituiscono la struttura del complesso archivistico è stata collocata all'inizio la documentazione relativa alla celebrazione delle massime assise del partito (Congressi nazionali, Conferenze e congressi regionali, Congressi federali e zonali).
Fanno seguito le serie relative agli organismi il cui funzionamento era regolato dallo statuto e che garantivano il governo del partito nel periodo compreso tra la celebrazione dei congressi, sia a livello nazionale (Comitato centrale e Direzione nazionale) che regionale (Comitato regionale, Ufficio di segreteria, Comitato direttivo regionale, Commissione regionale di controllo).
Alla documentazione degli organismi dirigenti statutari, si affiancano le carte di lavoro dei soggetti investiti della responsabilità di guidare e di coordinare il Comitato regionale e le sue articolazioni (Segretari e dirigenti), nonché il materiale prodotto dallo stesso apparato organizzativo interno (Commissioni, sezioni e gruppi di lavoro).
Seguono le serie relative all'attività formativa e politico-propagandistica direttamente condotta dal Comitato regionale (Convegni, assemblee, seminari, corsi e conferenze, Elezioni e referendum) e le serie inerenti l'attività svolta da soggetti esterni che il Comitato aveva interesse a controllare (Federazioni, Federazione giovanile comunisti italiani, Feste dell'Unità) o più semplicemente monitorare (Altri comitati regionali, Sindacati, Associazioni cristiane lavoratori italiani, Altri partiti, Rassegna stampa, Fotografie).
Chiude la sequenza la serie "Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione", che si distingue nettamente dalla rimanente parte del fondo per la peculiarità del trattamento cui è stata sottoposta e per la sua specifica organizzazione interna.
Per la descrizione e il recupero della documentazione afferente alle singole serie e sottoserie sono stati predisposti elenchi di consistenza disponibili presso il soggetto conservatore.
Negli elenchi l'unità minima di descrizione è stata fissata nella busta.
Poiché ordinariamente le buste conservano documentazione sciolta o aggregata in fascicoli annuali sprovvisti di titolo, nella descrizione della busta sono stati recuperati i soli estremi cronologici.
In presenza di fascicoli e di registri con denominazione originale, o chiaramente riconducibili a un oggetto o affare specifico, sono stati invece recuperati anche i titoli delle unità archivistiche conservate all'interno delle buste.
Nella descrizione delle buste della serie "Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione", dopo gli estremi cronologici, sono state riportate le categorie del titolario presenti all'interno.
Tutte le buste sono state infine numerate progressivamente da 1 a 934.

La documentazione è conservata da:


La documentazione è stata prodotta da:


Redazione e revisione:

  • Redatta in xDams , 07/02/2013 - 16/10/2014