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Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

Comitato di liberazione nazionale Emilia Romagna - CLNER

Sede:

Bologna, 1943 - 1946

Date di esistenza:

  • 16 settembre 1943 - 31 luglio 1946

Intestazioni:

  • Comitato di liberazione nazionale Emilia Romagna - CLNER, Bologna, (1943 - 1946)

Descrizione:

Il Comitato di liberazione nazionale Emilia Romagna (Clner) rappresentò a livello regionale l'organismo di coordinamento, organizzazione e direzione del movimento di liberazione durante l'occupazione nazifascista del territorio emiliano-romangnolo (settembre 1943 - aprile 1945).
La sua costituzione può fissarsi, con le cautele e le specificazioni che saranno analizzate più avanti, alla metà del mese di settembre 1943 (n.d.r. Precedentemente a tale data un primo Comitato d'azione antifascista aveva funzionato a Bologna già a partire dal 1942.), a seguito dell'appello lanciato dai rappresentanti dei partiti antifascisti che il precedente 9 settembre avevano dato vita a Roma al Comitato centrale di liberazione nazionale (Ccln).

Il Ccln, che aveva rifiutato di riconoscere la legittimità del governo Badoglio e auspicato la costituzione di un "governo straordinario" che fosse espressione delle forze antifasciste (n.d.r. Tale fu di fatto il successivo governo Bonomi, insediatosi il 18 giugno 1944 dopo la liberazione della capitale.), investì progressivamente i comitati di liberazione locali di ampie funzioni di rappresentanza dell'organismo centrale, «il solo legittimo rappresentante del popolo italiano», affidando loro il comando istituzionale e politico del territorio occupato durante la guerra. Il culmine di questo processo fu raggiunto il 31 gennaio 1944 con il riconoscimento al Cln di Milano del ruolo di Cln per l'alta Italia (Clnai), un «governo straordinario del Nord» alla testa dei comitati regionali (Toscana, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Triveneto).

Secondo la testimonianza rilasciata da Verenin Grazia, segretario del Clner, l'ente «fu costituito a Bologna il 16 settembre 1943. La riunione di insediamento del Comitato avvenne nel pomeriggio dello stesso giorno al numero 2 di via Oberdan, nell'atelier della signora Quadri [...] Il ragionier Armando Quadri rappresentava in quella occasione il partito d'azione, Francesco Colombo il partito repubblicano, Paolo Betti il partito comunista ed io il partito socialista, allora denominato Partito socialista di unità proletaria (Psup). Il Comitato regionale iniziò da quel momento la sua attività e restò costituito dei soli elementi rappresentanti i quattro partiti che si erano riuniti in via Oberdan fino al momento dell'adesione al Clner dei rappresentanti democristiano e liberale. Per qualche tempo, fino al successivo febbraio circa, le riunioni si svolsero nella mia casa, in via Saragozza 158. I democristiani e i liberali aderirono al Clner fra il giugno e il luglio 1944 ed a seguito di ciò le riunioni avverranno in luoghi più diversi: studi professionali, sedi religiose, case di compagni ed antifascisti fidati, più raramente nelle case dei membri del Comitato stesso. Nel momento di massima efficienza ed espansione politica, e cioè nel settembre 1944, il Clner risultava formato dalle seguenti persone: Antonio Zoccoli (Partito liberale), Paolo Betti (Partito comunista), Enrico Giussani (Partito d'azione), Angelo Salizzoni (Partito democratico cristiano), Francesco Colombo (Partito repubblicano) e Verenin Grazia (Partito socialista). Fin dall'aprile accanto al Clner, come organo da esso dipendente, si era costituito il Comando unico militare Emilia-Romagna (Cumer), affidato - come poi riferirò - alla responsabilità di Ilio Barontini (noto anche con il nome di battaglia "Dario"). Con ciò le strutture politico-militari della Resistenza emiliana erano da considerarsi complete e comprendenti, anche nel centro direzionale, come già da tempo si era verificato nel movimento concreto, le rappresentanze di tutte le correnti politiche e ideologiche dell'antifascismo. Oltre ai citati membri, del Clner faceva parte anche Dario come responsabile del Cumer e, nella seconda metà del mese di settembre, anche Giuseppe Dozza vi fu ammesso come sindaco designato della città al momento della liberazione. Per un breve periodo, tra l'arresto di Quadri e l'arrivo da Milano di Giussani, l'avvocato Arrigo Gabellini rappresentò il partito d'azione, il quale partito, infine, in seguito alla partenza da Bologna di Giussani, che avvenne i primi di marzo del 1945, fu rappresentato, fino alla liberazione, dall'avvocato Romolo Trauzzi» (n.d.r. L. BERGONZINI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, I, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1967, p. 27.).

Per quanto concerne più nello specifico l'adesione dei rappresentanti democratico cristiani e liberali al Comitato di liberazione regionale, Verenin Grazia prosegue: «[Il dottor Mario Bocchi di Parma] fu il primo rappresentante della Democrazia cristiana nel Clner fino a quando non venne sostituito ufficialmente dal conte Cavazza che, a sua volta, venne seguito da Angelo Salizzoni [...] Il rappresentante del partito liberale, l'avvocato Antonio Zoccoli, entrò a far parte del Comitato regionale contemporaneamente al rappresentante della Democrazia cristiana» (n.d.r. Ibidem, p. 29.).

In merito alle funzioni concretamente esercitate dai comitati di liberazione, lo storico Pietro Alberghi afferma «che nei primi mesi di vita [...] svolsero un'azione prevalentemente propagandistica e assistenziale: invito ai giovani di leva a non presentarsi ai distretti repubblichini, appelli alla popolazione perché sostenesse moralmente e finanziariamente i partigiani, assistenza di vario genere agli ex prigionieri e ai militari sbandati, manifestazioni di protesta, minacce ai dirigenti fascisti colpevoli di affliggere la popolazione con provvedimenti vessatori. Soltanto nella primavera 1944 i Cln cominciarono ad interessarsi ai problemi della lotta armata, intervenendo con appositi finanziamenti, sempre comunque inadeguati, e contribuendo in qualche modo a dirimere i contrasti sorti tra le forze partigiane» (n.d.r. L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, II (P. ALBERGHI, Partiti politici e CLN), Bari, De Donato, 1975, p. 125.).

Pur facendo esplicito riferimento alla testimonianza fornita da Verenin Grazia, il contributo che Alberghi fornisce sulla costituzione del Clner diverge tuttavia in quanto all'interpretazione del valore e del significato rivestiti dalla riunione tenuta in via Oberdan: secondo l'autore l'organismo formatosi il 16 settembre 1943 rappresentò solamente la prima struttura del Cln provinciale bolognese. L'affermazione troverebbe supporto nelle sottoscrizioni dei documenti prodotti dal Comitato nel corso della sua prima fase di attività, nello specifico in alcuni «volantini diffusi agli inizi del mese di ottobre e nel novembre 1943» (n.d.r. L. ARBIZZANI, Manifesti, volantini e deliberazioni pubbliche dei Comitati antifascisti e di liberazione nazionale nella provincia di Bologna, 1942-aprile 1945, Bologna, Azzoguidi, 1972, p. 97.).

Effettivamente il Cln provinciale di Bologna pubblicò il suo primo ciclostilato immediatamente dopo la ricostituzione del governo fascista e le quattro giornate di Napoli del settembre 1943; questi riferimenti interni al testo consentono di datare il documento presumibilmente agli inizi del mese di ottobre 1943 (n.d.r. Cfr. L. ARBIZZANI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, IV (Manifesti, opuscoli e fogli volanti), Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1975, p. 43.).

Sempre secondo Alberghi la prima piattaforma politica messa a punto dal Cln provinciale emerse al termine della seduta del 5 febbraio 1944: «In essa venne precisata la struttura del comitato, fondata sulla parità di rappresentanza (n.d.r. Sui principi di pariteticità, unanimità e politicità sulla base dei quali i comitati di liberazione determinarono di operare cfr. lo scritto del presidente del Clner Antonio Zoccoli pubblicato in L. BERGONZINI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, I, cit., pp. 62-64.), si costituirono apposite commissioni (militari, stampa, vettovagliamento, aiuto alle vittime politiche) e si posero le basi, su precise richieste del Pci, per l'estensione dei Cln ai principali centri del territorio provinciale» (n.d.r. P. ALBERGHI, Partiti politici e CLN, cit., p. 127; cfr. inoltre L. ARBIZZANI, Manifesti, volantini e deliberazioni pubbliche dei Comitati antifascisti e di liberazione nazionale nella provincia di Bologna, 1942-aprile 1945, cit., pp. 100-102.).

Solamente alla fine del mese di marzo 1944 «i rappresentanti delle federazioni regionali del Partito d'azione (Pda), del Partito comunista italiano (Pci) e del Partito socialista di unità proletaria (Psiup), riunitisi a Bologna, deliberavano di dare vita al Comitato regionale di liberazione nazionale (Clner), invitando nel contempo la Democrazia cristiana, già presente con alcuni suoi uomini nei Cln degli altri capoluoghi di provincia, a delegare un suo rappresentante» (n.d.r. P. ALBERGHI, Partiti politici e CLN, cit., p. 128. Critico sulla ricostruzione elaborata da Alberghi è L. CASALI, Cumer. Il "Bollettino militare" del Comando unico militare Emilia-Romagna (giugno 1944 - aprile 1945), Bologna, Patron, 1997, p. 20, che accusa di infondatezza la datazione al marzo 1944 della costituzione del Clner. Cfr. inoltre La politica del C.L.N. a Bologna dalle origini alla liberazione, tesi di laurea di Franca Anderlini (nel front. Università degli studi di Bologna, Facoltà di magistero, Corso di laurea in storia contemporanea, a.a. 1970-1971; relatore prof. Aldo Berselli), che fissa al 25 marzo 1944 la nascita del Clner (p. 134).).

Riprendendo la testimonianza di Verenin Grazia, Alberghi colloca l'ingresso ufficiale dei cattolici nel Clner all'estate del 1944, con l'adesione del bolognese Filippo Cavazza; come già sopra ricordato, fin dal marzo precedente i cristiano democratici erano tuttavia già ufficiosamente rappresentati nel Clner da Mario Bocchi di Parma. A Cavazza subentrò poi Angelo Salizzoni.

Pare dunque di poter verosimilmente concludere che da un primo gruppo costituito nel settembre 1943 dai rappresentanti delle forze politiche comunista, socialista e azionista, che operava con un raggio d'azione limitato alla sola provincia di Bologna, si sia progressivamente passati, tra la primavera e l'estate 1944, a un gruppo allargato anche ai rappresentanti democratico cristiani e liberali, che estese le proprie attività e la propria influenza all'interno territorio regionale.

Una conferma di questa ipotesi interpretativa è rappresentata dal primo appello a firma del "Comitato regionale di liberazione nazionale dell'Emilia e della Romagna", pubblicato presumibilmente nel mese di luglio 1944 dopo che «al primitivo organismo regionale - costituito da comunisti, socialisti e azionisti - aderiscono anche cattolici, liberali e repubblicani» (n.d.r. L. ARBIZZANI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, IV (Manifesti, opuscoli e fogli volanti), cit., p. 244, nota 1.).

Osserva comunque Alberghi che ancora nella primavera 1944 i due Cln, provinciale e regionale, «spesso tendevano ad identificarsi» (n.d.r. P. ALBERGHI, Partiti politici e CLN, cit., p. 134.).

L'autore fissa inoltre così al settembre 1944 la composizione del Clner: Paolo Betti (Partito comunista italiano), Verenin Grazia (Partito socialista di unità proletaria), Antonio Zoccoli (Partito liberale), Francesco Colombo (Partito repubblicano italiano), Massenzio Masia (Partito d'azione; secondo Verenin Grazia invece il rappresentante era in quel periodo Enrico Giussani) e Angelo Salizzoni (Partito democratico cristiano; Filippo Cavazza secondo Grazia) (n.d.r. Cfr. tra l'altro il documento datato 8 settembre 1944 e sottoscritto da tutte le federazioni regionali dei partiti politici sopracitati pubblicato in L. ARBIZZANI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, IV (Manifesti, opuscoli e fogli volanti), cit., p. 305.). A questi doveva aggiungersi Ilio Barontini in rappresentanza del Cumer, organismo costituito nell'estate del 1944.

Secondo la testimonianza rilasciata dal rappresentante comunista nel Clner Paolo Betti, a costituire il primo nucleo del Comitato furono i soli Verenin Grazia per i socialisti, Armando Quadri (spesso affiancato e sostituito da Mario Bastia) per gli azionisti e, appunto, Paolo Betti per i comunisti. A essi si sarebbero associati nel luglio 1944 Antonio Zoccoli per i liberali, Francesco Colombo per i repubblicani e Filippo Cavazza per i democratico cristiani. A quest'ultimo subentrò in seguito Angelo Salizzoni.
Betti registra infine la partecipazione al Clner di Giuseppe Alberganti, il responsabile politico del Triumvirato insurrezionale, organo del Partito comunista italiano (n.d.r. Cfr. L. BERGONZINI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, I, cit., pp. 46-48.).

Se dunque la presenza dei partiti comunista, socialista, liberale, repubblicano e democratico cristiano in seno al Clner appare sufficientemente definita e stabile, più travagliata si configurò la rappresentanza, d'altronde presente fin dalla prima ora, del partito d'azione: secondo la testimonianza di Romolo Trauzzi, dopo l'arresto e la fucilazione il 23 settembre 1944 di Armando Quadri e Massenzio Masia, la corrente azionista fu rappresentata nel massimo organo della Resistenza emiliano-romagnola, sia pur per breve tempo, da Arrigo Gabellini, in seguito da Enrico Giussani e infine, dai primi giorni del 1945 fino alla liberazione, dallo stesso Trauzzi (n.d.r. Cfr. L. BERGONZINI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, I, cit., p. 58.).

Sulla base infine di quanto riportato nei verbali dell'ente, conservati solo però per il periodo successivo alla liberazione della città, e nello specifico dal 9 maggio 1945 al 2 agosto 1946, i componenti del Clner furono: i già citati Antonio Zoccoli, Verenin Grazia, Paolo Betti, Angelo Salizzoni, Francesco Colombo e Ilio Barontini, nonchè Pietro Crocioni (per il partito d'azione, in sostituzione di Romolo Trauzzi, nominato questore); ne fecero poi parte più o meno discontinuamente: Leonello Bergamini, Blesio (Pda), Giuseppe Bonini (Dc), Gianguido Borghese, Renzo Calabri (Pri), Casari (Anpi), Cavazza (Dc), Tristano Colunni, Emiliani, Ercolani, Arrigo Gabellini (Pda), Giorgi, Vittorio Goidanich (Pl), Lenzi, Lucente (segretario d'ordine), Mancinelli, Mattioli, Walter Nerozzi, Ottani, Pagani, Mario Peloni, Protti, Tarozzi, Tinti, Toffoletto, Vivaldi, Zanotti (Anpi).

Dopo la liberazione di Bologna il Clner svolse attività di assistenza alla popolazione e di riorganizzazione della vita economica e sociale, particolarmente in area bolognese, nonché di gestione delle pratiche di epurazione in enti pubblici e privati, fino alla data del suo scioglimento, decretata dal Ccln nel luglio 1946.

Il Clner era governato da un Consiglio, costituito da due rappresentanti per ogni partito della coalizione antifascista e da due rappresentanti dell'Associazione nazionale partigiani d'italia (Anpi) di Bologna. Aveva sede a Bologna, in piazza della Mercanzia.

Un comitato di liberazione cittadino (relativo dunque al solo territorio di Bologna) dovette funzionare quantomeno nel periodo successivo alla liberazione: nel verbale del Clner del 21 luglio 1945 viene infatti registrata la partecipazione alla riunione di due rappresentanti del Cln bolognese.

Il Clner si sciolse il 31 luglio 1946. Dopo tale data un ufficio stralcio formato da Zoccoli, Grazia, Peloni (membri effettivi) e Salizzoni (membro supplente) provvide a liquidare il patrimonio del Comitato, secondo le norme impartite dal Ccln.

Nel periodo post bellico il Comitato di liberazione nazionale Emilia Romagna (Clner) era governato da un Consiglio, costituito da due rappresentanti per ogni partito della coalizione antifascista e da due rappresentanti dell'Associazione nazionale partigiani d'italia (Anpi) di Bologna. Aveva sede a Bologna, in piazza della Mercanzia, ed era articolato nei seguenti uffici:
- Commissione regionale economica, per la regolamentazione dell'economia regionale;
- Ufficio legale per dare forma giuridica alle disposizioni del Clner;
- Ufficio informazioni, presumibilmente dedicato a pratiche di epurazione;
- 12 Commissariati (agricoltura, assistenza, banche e credito, commercio, alimentazione, culto e giustizia, industria, lavoro, sanità ed igiene, scuola, trasporti, comunicazioni).

Il Comitato di liberazione nazionale Emilia Romagna (Clner) rappresentò a livello regionale l'organismo di coordinamento, organizzazione e direzione del movimento di liberazione durante l'occupazione nazifascista del territorio emiliano-romangnolo.

Tipologia:

  • altro

Note:

Scheda descrittiva a cura di Salvatore Alongi redatta nel 2012 per la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi", promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna.

Fonti archivistiche:
- FONDAZIONE ISTITUTO GRAMSCI EMILIA-ROMAGNA, Comitato regionale di liberazione nazionale Emilia Romagna, Verbali.
Fonti bibliografiche:
- L. BERGONZINI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, I, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1967;
- Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, I (A-C), Milano, La Pietra, 1968 (voce "Comitato di liberazione nazionale");
- La politica del C.L.N. a Bologna dalle origini alla liberazione, tesi di laurea di Franca Anderlini (nel front. Università degli studi di Bologna, Facoltà di magistero, Corso di laurea in storia contemporanea, a.a. 1970-1971; relatore prof. Aldo Berselli);
- L. ARBIZZANI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, IV (Manifesti, opuscoli e fogli volanti), Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1975;
- L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, II (P. ALBERGHI, Partiti politici e CLN), Bari, De Donato, 1975;
- "Verso il governo del popolo". Atti e documenti del CLNAI 1943/1946, introduzione e cura di G. GRASSI, prefazione di G. QUAZZA, Milano, Feltrinelli, 1977;
- L. CASALI, Cumer. Il "Bollettino militare" del Comando unico militare Emilia-Romagna (giugno 1944 - aprile 1945), Bologna, Patron, 1997.
Complessi archivistici: Redazione e revisione:
  • Redatta in xDams , 08/05/2012 - 17/01/2017