Città degli archivi

Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

Partito comunista italiano - PCI. Comitato regionale Emilia-Romagna

Sede:

Bologna, 1947 - 1991

Date di esistenza:

  • gennaio 1947 - febbraio 1991

Intestazioni:

  • Partito comunista italiano - PCI. Comitato regionale Emilia-Romagna, Bologna, (1962 - 1991)
  • Partito comunista italiano - PCI. Comitato di coordinamento regionale, Bologna, (1959 - 1961)
  • Partito comunista italiano - PCI. Comitato regionale emiliano, Bologna, (1947 - 1956)

Altre denominazioni:

  • Partito comunista italiano - PCI. Comitato regionale di coordinamento, 1959 - 1961
  • Partito comunista italiano - PCI. Comitato regionale emiliano, 1947 - 1956

Descrizione:

1. L'istituzione del Comitato regionale e la sua soppressione (1947-1956)

L'istituzione di comitati regionali quali organi di collegamento intermedi tra la Direzione nazionale del Partito comunista italiano (Pci) e le federazioni provinciali fu proposta per la prima volta nel corso della Conferenza nazionale di organizzazione svolta a Firenze tra il 6 e il 10 gennaio 1947: «In ogni regione dovrà essere costituito un comitato regionale composto da 3, 4 o al massimo 5 compagni. Il Comitato Regionale dovrà essere un organismo snello, senza impedimenti burocratici, senza commissioni di lavoro e apparati tecnici pesanti [...] Il Comitato regionale non deve costituire una barriera tra la periferia e il centro del partito, al contrario dev'essere uno strumento col quale la Direzione del partito aiuta ed assiste più da vicino le federazioni realizzando una più concreta e tempestiva direzione operativa» (n.d.r. Risoluzione della Direzione del P.C.I. proposta dalla Commissione Politico-Organizzativa della Conferenza Nazionale d'Organizzazione, in «Quaderno dell'attivista», 5 (1947), pp. 131-136, in part. p. 134.).

Sulla base delle indicazioni fornite dalla Conferenza di Firenze, cominciarono a costituirsi comitati direttivi regionali composti dai segretari delle federazioni provinciali, convocati e presieduti dai rappresentanti della Direzione nazionale del partito inviati sul posto; la prima generazione di segretari regionali fu dunque formata da un ristretto numero di dirigenti di alto profilo che fin dall'inizio del 1947 erano stati progressivamente distaccati dal centro nelle regioni per rafforzare le organizzazioni federali (n.d.r. Cfr. C. GHINI, Il comitato regionale, in Il Partito comunista italiano. Struttura e storia dell'organizzazione. 1921/1979, a cura di M. ILARDI - A. ACCORNERO, Milano, Feltrinelli, 1982, pp. 121-126, in part. pp. 121-122.).
A presiedere il Comitato regionale emiliano fu designato Arturo Colombi, che rivestiva la carica di segretario della Federazione di Bologna già dal giugno 1945.

A metà del 1947 gli organi di stampa del partito riferivano che i comitati regionali erano stati «prontamente organizzati e che [andavano] gradatamente esplicando le funzioni che [erano] state loro assegnate» (n.d.r. Realizzare le decisioni di Firenze, in «Quaderno dell'attivista», 6 (1947), pp. 174-175, in part. p. 174.), auspicando allo stesso tempo un rafforzamento dei loro compiti «di controllo, di assistenza, di aiuto concreto alle federazioni, senza, beninteso, sostituirsi ai Comitati federali, nè limitare in nessun modo la loro iniziativa» (n.d.r. Preparare nuove vittorie democratiche del Partito (lettera circolare dell'Ufficio Nazionale di organizzazione ai Comitati Regionali e ai Comitati Federali, 5 giugno 1947), in «Quaderno dell'attivista», 9 (1947), pp. 278-283, in part. p. 282.).

Le innovazioni proposte dalla Conferenza di Firenze furono tutte sostanzialmente recepite dallo statuto del partito approvato dal VI congresso nazionale (Milano, 4-10 gennaio 1948); l'art. 22 regolò in particolare le attribuzioni dei comitati regionali: «Il Comitato regionale è composto dal segretario regionale nominato dalla Direzione del Partito, dai segretari delle federazioni della regione e da altri compagni scelti fra coloro che abbiano funzioni importanti nella regione. Il Comitato regionale nomina nel suo seno una segreteria composta di regola da tre compagni. Il Comitato regionale allo scopo di realizzare la linea del Partito, prende tutte le iniziative politiche ed organizzative che concernono la regione e a tal fine coordina e controlla l'attività delle federazioni».

Nell'ottobre del 1948 la Direzione del partito, in sostituzione di Arturo Colombi, designato segretario regionale della Lombardia, inviò in Emilia-Romagna Antonio Roasio (n.d.r. Cfr. A. COLOMBI, Il «partito nuovo» a Bologna (scritti su «La lotta» - 1945-1948), a cura di M. MUROTTI, Imola, Grafiche Galeati, 1982, pp. 222-225.), che rimase alla guida del Comitato regionale emiliano fino al maggio 1955, quando dal centro fu inviato Antonio Cicalini con la qualifica di ispettore regionale.

Intorno alla metà degli anni Cinquanta, nel corso di un passaggio particolarmente critico per la storia del partito, i comitati regionali conobbero un profondo ridimensionamento delle loro prerogative: il nuovo statuto approvato dall'VIII congresso nazionale (Roma, 8-14 dicembre 1956) eliminò l'istanza regionale, pur continuando a contemplare all'art. 14 la possibilità per il Comitato federale del capoluogo di regione di indire riunioni dei segretari, delle segreterie, dei comitati direttivi o di rappresentanti delle singole federazioni provinciali, al fine di coordinare le iniziative delle organizzazioni del partito di una stessa regione.

Nel 1957, su iniziativa della Federazione di Bologna, furono così convocate almeno due riunioni dei segretari delle federazioni emiliano-romagnole del Pci, la prima il 25 febbraio, la seconda il 9 maggio (n.d.r. FONDAZIONE GRAMSCI EMILIA-ROMAGNA [d'ora in poi FGER], Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, b. 20, Comitato regionale.).

2. La ricostituzione come Comitato di coordinamento regionale (1959 - 1961)

Tra il 27 e il 29 giugno 1959 i comitati direttivi delle federazioni comuniste dell'Emilia-Romagna convocarono nel Salone del Podestà di Bologna la 1ª Conferenza regionale del Pci allo scopo di «approfondire la conoscenza delle realtà locali e regionali e delle modificazioni in esse avvenute [e di] porre l'accento su un esame critico, il più ampio, coraggioso, costruttivo, dell'attività svolta dal Partito e dai comunisti in tutti i campi della vita economica, politica, amministrativa, sindacale, sociale e culturale» (n.d.r. Conferenza regionale emiliano-romagnola del P.C.I., Bologna, giugno 1959. Tesi di discussione. Documento interno, Bologna, Steb, 1959, p. 3.).
In assenza del Comitato regionale, per la preparazione e l'organizzazione della conferenza i comitati direttivi federali costituirono un comitato coordinatore presieduto da Celso Ghini, segretario della Federazione di Bologna, e composto dai segretari delle federazioni emiliane, dal sindaco di Bologna Giuseppe Dozza e dal vicesegretario della Federazione bolognese Guido Fanti, designato inoltre a svolgere la relazione alla conferenza regionale (n.d.r. Cfr. Ibidem, p. 4.).
A due anni e mezzo di distanza dalla eliminazione dei comitati regionali dallo statuto del partito, la Conferenza regionale emiliano-romagnola suggeriva con forza l'attuazione di un «coordinamento regionale che, nel rispetto della piena autonomia politica e organizzativa delle Federazioni, [avesse] il compito di suscitare e coordinare l'approfondimento collegiale dei problemi della regione e di contribuire alla elaborazione di una politica emiliana, allo studio e al coordinamento di quelle iniziative che per questa politica è necessario intraprendere su scala provinciale e regionale» (n.d.r. Cfr. Ibidem, p. 39.).
A conclusione dei suoi lavori, la Conferenza regionale decise di nominare un Comitato regionale di coordinamento con il compito di ordinare su scala regionale l'attività del partito secondo le linee tracciate dalle tesi della Conferenza. A far parte del Comitato furono chiamati tutti i segretari delle federazioni della regione, oltreché Donatella Turtura, responsabile femminile della Federazione di Bologna, Giuseppe Dozza, Guido Fanti e Celso Ghini, che ne fu nominato responsabile in qualità di segretario della federazione comunista del capoluogo regionale (n.d.r. Cfr. Conferenza regionale del P.C.I. Bologna, Salone del Podestà, 27-28-29 giugno 1959, a cura delle FEDERAZIONI DEL PCI DELL'EMILIA E ROMAGNA, Bologna, Steb, 1959, p. 173.).

Alla fine del gennaio 1960 il cambio alla guida della Federazione bolognese determinò anche un avvicendamento nel Comitato di coordinamento regionale: il IX Congresso provinciale elesse Guido Fanti segretario della Federazione di Bologna, designandolo di fatto responsabile del Comitato di coordinamento regionale emiliano-romagnolo del Pci.

Sulla spinta delle iniziative promosse dalle singole regioni, il IX congresso nazionale, svolto a Roma tra il 30 gennaio e il 4 febbraio 1960, introdusse, all'art. 14 dello statuto, la possibilità per tutte le regioni di costituire «comitati di coordinamento regionale col compito di elaborare una politica regionale del partito e di coordinare l'azione dei comunisti per l'Ente Regione e per una linea di sviluppo economico e politico democratico nelle varie regioni».
Con un documento interno dal titolo "Risoluzione sui comitati regionali" del 16 marzo 1960 la Direzione nazionale del Pci definì ulteriormente la struttura organizzativa che i comitati avrebbero dovuto adottare: «un comitato composto dai segretari di tutte le federazioni e di compagni che possono portare uno specifico contributo di coordinamento ed elaborazione [...] un ufficio regionale che assicuri al comitato la continuità di elaborazione di problemi e rivendicazioni comuni, del coordinamento di campagne e lotte regionali e che assicuri una migliore conoscenza della realtà politica (schieramenti politici, loro caratteristiche, ecc.) e della realtà economica di ogni regione» (n.d.r. FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, b. 20, Comitato regionale.).

Inoltre, al fine di realizzare pienamente le indicazioni congressuali, il 13 gennaio 1961 la Direzione nazionale dispose di trasformare gli uffici regionali progressivamente costituitisi intorno al responsabile del Comitato di coordinamento regionale in una vera e propria segreteria, da eleggere a cura dei componenti del Comitato stesso. Per assolvere ai compiti loro assegnati, le segreterie regionali avrebbero di volta in volta potuto costituire commissioni o gruppi di lavoro, che si prefiguravano così non come apparati permanenti ma come strumenti transitori per lo studio e l'elaborazione dei problemi, o per il coordinamento e la direzione di iniziative politiche e di lotte interprovinciali e regionali (n.d.r. Cfr. Ibidem.).

3. Il nuovo Comitato regionale (1962-1975)

Tra il 1960 e il 1962, comitati regionali o comitati di coordinamento regionale furono costituiti in tutte le regioni. Prendendo atto di una condizione oramai generalizzata, il X congresso nazionale (Roma, 2-8 dicembre 1962) reintrodusse nello statuto l'organismo regionale, disponendo con l'art. 16 che «i Comitati regionali [venissero] eletti dalla Assemblea o Conferenza dei Comitati federali e delle Commissioni federali di controllo, secondo le norme concordate con la Direzione del Partito».

Il 3 giugno 1963 il Comitato regionale Emilia-Romagna dispose per la prima volta la costituzione al suo interno di 7 "gruppi di lavoro" (problemi economici; pianificazione urbanistica; problemi della pace; politica agraria; scuola e cultura; assistenza sanitaria e sicurezza sociale; questioni femminili), nominandone contestualmente i responsabili e invitando le segreterie delle federazioni comuniste emiliano-romagnole a includere due o più compagni in ciascun gruppo (n.d.r. Cfr. FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, b. 24, Ufficio di Segreteria, Corrispondenza, La segreteria del Comitato regionale alle segreterie delle federazioni del Pci dell'Emilia-Romagna, [Bologna], 4 giugno 1963.).

Tra il 9 e l'11 luglio 1965 venne convocata a Bologna la 2ª Conferenza regionale del Pci dell'Emilia-Romagna con il compito di eleggere un nuovo Comitato regionale «che nella sua composizione [esprimesse] pienamente un legame diretto con i gruppi dirigenti delle Federazioni e con i centri regionali della vita economica, politica e culturale [...] un organismo non rappresentativo, ma funzionante e impegnato nella direzione politica regionale (n.d.r. PARTITO COMUNISTA ITALIANO. COMITATO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA, 2ª conferenza regionale. Bologna 9-10-11 luglio 1965. Documento per la discussione, Bologna, Steb, 1965, pp. 37-38.).
I componenti del Comitato regionale elessero segretario Sergio Cavina.

A partire dall'ottobre 1966 le "commissioni" (termine introdotto per designare i preesistenti gruppi di lavoro), pur se ridotte nel numero (da 7 a 6), furono rafforzate nella loro articolazione interna, con la creazione di nuovi "gruppi di lavoro":

- commissione programmazione economica;
- commissione culturale;
- commissione agraria;
- commissione femminile;
- commissione amministrazione;
- commissione organizzazione e propaganda (n.d.r. Cfr. FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, b. 26, Ufficio di Segreteria, Corrispondenza, La segreteria regionale ai segretari delle federazioni del Pci dell'Emilia-Romagna, [Bologna, ottobre 1966].).

Secondo le norme fissate dallo statuto approvato dall'XI congresso nazionale, tra il 9 e il 10 gennaio 1968 nel salone della Stazione delle autocorriere di Bologna, si tenne la 2ª Conferenza regionale emiliano-romagnola del Pci per l'elezione del Comitato regionale.
La conferenza, sebbene terza nell'ordine rispetto alle assise del 1959 e del 1965, fu considerata seconda in diretto collegamento con la 1ª conferenza regionale tenuta nel 1959; lo stesso segretario regionale Sergio Cavina sottolineò nella sua relazione «la continuità ideale tra la I e la II Conferenza» (n.d.r. 2ª Conferenza regionale dei comunisti dell'Emilia-Romagna. Atti dei lavori (Bologna, 9-10 gennaio 1968), a cura del COMITATO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA DEL P.C.I., Bologna, Tipografia Arte-Stampe, 1968, p. 11.), ripercorrendo le tappe della storia del partito a cominciare proprio dagli anni seguiti al 1959.
Nella seduta del 29 gennaio 1968, i 39 componenti del Comitato regionale rielessero segretario Sergio Cavina (n.d.r. Cfr. Ibidem, p. 185.).

Sotto la guida di Cavina, il Comitato regionale conobbe un costante rafforzamento organizzativo. Nel febbraio 1968, a fronte di un numero invariato di commissioni (economica; culturale; problemi del partito; femminile; enti locali; agraria), i gruppi di lavoro erano saliti a ben 19 (n.d.r. Cfr. FGER, Archivio del Partito comunista italiano, b. 21, Comitato regionale Emilia-Romagna, Comitato regionale, Commissioni e gruppi di lavoro del Comitato regionale approvati nella seduta del 7 giugno 1968.).

Tra il 9 e l'11 gennaio 1970, nel Salone dell'autostazione di Bologna, a due anni esatti di distanza dalla seconda, si tenne la 3ª Conferenza regionale del Pci per l'elezione del Comitato regionale.
La commissione elettorale stabilì di elevare da 39 a 63 il numero dei componenti del Comitato regionale e propose la formazione di un Comitato direttivo regionale eletto dallo stesso Comitato regionale per assicurare la direzione politica e organizzativa del partito tra una riunione e l'altra del massimo organo di direzione. Il Comitato direttivo regionale sarebbe stato composto dai 10 segretari delle federazioni emiliano-romagnole e da alcuni altri compagni, per un totale di 20 membri. A fronte della costituzione di un Comitato direttivo, la segreteria regionale, composta di un numero ancor più ristretto di compagni, avrebbe conservato funzioni puramente esecutive.
Il Comitato regionale, riunitosi immediatamente dopo la chiusura dei lavori della Conferenza, riconfermò Sergio Cavina segretario regionale ed elesse il Comitato direttivo (n.d.r. Cfr. 3ª Conferenza regionale Emilia-Romagna del P.C.I. Atti dei lavori (Bologna, 9-10-11 gennaio 1970), a cura del COMITATO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA DEL PCI, Bologna, Tipografia Arte-Stampe, 1970, pp. 155-158.).

Il 29 aprile 1975, raccogliendo una proposta avanzata già nel 1970 dalla commissione elettorale della 3ª Conferenza regionale, fu convocata nel Salone del Podestà di Bologna la 1ª Assemblea regionale dei comitati federali allo scopo di coadiuvare il Comitato regionale nell'elaborazione degli «obiettivi concreti legati alla realtà della nostra Regione e [per] indicare i temi unificanti di carattere regionale a cui si collegheranno i programmi specifici dei Comuni e delle Provincie» (n.d.r. La proposta dei comunisti: nuove intese democratiche in Emilia-Romagna per un programma di governo regionale e delle autonomie locali (relazione di Sergio Cavina, Segretario Regionale). Assemblea regionale dei Comitati federali, Bologna, Salone del Podestà, 29 aprile 1975, Bologna, Graficoop, 1975, p. 28.).

Per quanto concerne la struttura del Comitato regionale e la distribuzione delle responsabilità politiche, nel corso degli anni Settanta furono variamente attive le seguenti commissioni:

- problemi del partito;
- femminile;
- scuola e cultura;
- Stato e autonomie locali;
- politica internazionale;
- economia e lavoro;
- agraria.

Ciascuna commissione, oltre che essere dotata di un esecutivo, era inoltre solitamente articolata in sezioni e gruppi di lavoro (n.d.r. Cfr. FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, bb. 307-310, Commissioni, sezioni e gruppi di lavoro, Organizzazione e problemi del partito, Responsabili gruppi di lavoro [1970]; Ripartizione responsabilità ufficio di segreteria [1970]; Quadro gruppi di lavoro e responsabili [1970]; Proposta del Direttivo regionale per l'inquadramento del Comitato regionale [1970-1971]; Nota per i compagni della segreteria [1976]; Composizione delle commissioni, delle sezioni e dei gruppi di lavoro [1977-1979].).

4. L'introduzione del congresso e la "democratizzazione" del Comitato regionale (1975-1991)

Il nuovo statuto del Pci, approvato dal XIV congresso nazionale (Roma, 18 - 23 marzo 1975), introdusse con l'art. 28 una sostanziale innovazione organizzativa: il congresso regionale, costituito «dai delegati eletti dai congressi federali in misura proporzionale al numero degli iscritti». L'assise avrebbe in tal modo eletto, in una nuova prospettiva di democratizzazione dell'organizzazione regionale, sia il Comitato regionale sia la Commissione regionale di controllo, un organismo di garanzia già presente a livello centrale e federale. Comitato e Commissione in seduta comune avrebbero designato il Comitato direttivo, il segretario e la segreteria del Comitato regionale.

Secondo quanto disposto dallo statuto, tra il 14 e il 17 aprile 1977 si riunì nel Palazzo dei congressi di Bologna il 1° Congresso regionale del Pci dell'Emilia-Romagna. Il Comitato regionale e la Commissione regionale di controllo confermarono segretario Luciano Guerzoni, che era subentrato nell'agosto 1976 al dimissionario Sergio Cavina, chiamato alla presidenza della Regione (n.d.r. Cfr. I congresso regionale del P.C.I. Emilia-Romagna. Atti e documenti. Bologna, 14-17 aprile 1977, Bologna, Centro editoriale Emilia, 1977.).

Durante la segreteria di Guerzoni, il Comitato regionale assunse una sempre più stabile articolazione interna: tra il 1980 e il 1987 furono attivi 6 "dipartimenti" (termine introdotto per la prima volta nell'ottobre del 1979 in alternativa a "commissioni" (n.d.r. Cfr. FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, b. 566, Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione, 1979, cat. R1301 (Commissione problemi del partito), La Commissione problemi del partito alla Commissione centrale d'organizzazione, Bologna, 1° ottobre 1979.)):

- economia e lavoro;
- cultura;
- femminile;
- problemi del partito;
- Stato e autonomie locali;
- informazione e propaganda.

Ciascun dipartimento, guidato da un responsabile, era articolato in commissioni e gruppi (n.d.r. Cfr. FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, bb. 581, 721, 760, Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione, 1980, cat. R1309 (Coordinamento sezioni di lavoro), L'Ufficio di segreteria all'Ufficio di segreteria della Direzione nazionale del Pci, Bologna, 20 marzo 1980; 1985, cat. 1317 (Ufficio stampa), L'Ufficio stampa agli organi di informazione, Bologna, 9 ottobre 1985; 1987, cat. R1323 (Ufficio archivio), L'ufficio tecnico alle Federazioni, Bologna, 4 dicembre 1987.).

Tra il 10 e il 13 dicembre 1981, a quattro anni di distanza dalla precedente assise e a due anni dal congresso nazionale, si svolse a Bologna il 2° Congresso regionale del Pci dell'Emilia-Romagna; al termine dei lavori congressuali il Comitato regionale e la Commissione regionale di controllo riconfermarono Luciano Guerzoni alla segreteria (n.d.r. Cfr. Il Congresso Regionale del PCI - Emilia-Romagna. «Un partito rinnovato per l'Emilia-Romagna degli anni '80, per costruire l'alternativa democratica, per il disarmo e la pace». Atti. Bologna, 10/13 dicembre 1981, Modena, Coptip, 1982, p. 587.).

Il 3° e ultimo Congresso regionale si svolse a Bologna tra il 29 maggio e l'1 giugno 1986 (n.d.r. Per una rassegna dei principali documenti prodotti dal Comitato regionale, dal Comitato direttivo e dalla Segreteria concernenti la vita politica e l'organizzazione interna, nonchè le variazioni negli organismi dirigenti nel periodo compreso tra il 2° e il 3° Congresso cfr. 3° Congresso regionale del Partito comunista italiano dell'Emilia-Romagna. Documenti. Bologna, 29 maggio - 1 giugno 1986, Bologna, Moderna, 1986.). Il successivo 2 giugno i 111 componenti del Comitato regionale e i 28 membri della Commissione regionale di controllo nella loro prima seduta comune rielessero Luciano Guerzoni quale segretario regionale (n.d.r. Cfr. 3° Congresso regionale del Partito comunista italiano dell'Emilia-Romagna. «Per governare l'Emilia-Romagna del duemila. Il programma e le alleanze politiche». Atti. Bologna 29 maggio - 1 giugno 1986, Modena, Coptip, 1987, p. 320.).
Poco meno di un anno dopo tuttavia, nel marzo 1987, Guerzoni lascò la carica di segretario per la presidenza della Regione. Al suo posto fu eletto Davide Visani, già capogruppo Pci in Consiglio regionale.

Il 3 febbraio 1991, a conclusione del XX congresso nazionale inaugurato a Rimini il precedente 31 gennaio, il Pci deliberò il proprio scioglimento, promuovendo contestualmente la costituzione del Partito democratico della sinistra (Pds).

5. Sintesi delle conferenze e dei congressi regionali, dei segretari del Comitato regionale e dei responsabili del Comitato di coordinamento regionale (1947 - 1991)

L'organizzazione regionale emiliano-romagnola del Pci celebrò tra il 1959 e il 1986 le seguenti assise generali:

- 1ª Conferenza regionale (Bologna, Salone del Podestà, 27-29 giugno 1959);
- 2ª Conferenza regionale (Bologna, 9-11 luglio 1965), successivamente esclusa dalla numerazione;
- 2ª Conferenza regionale (Bologna, Salone della stazione delle autocorriere, 9-10 gennaio 1968);
- 3ª Conferenza regionale (Bologna, Salone della stazione delle autocorriere, 9-11 gennaio 1970);
- 1° Congresso regionale (Bologna, Palazzo dei congressi - Palazzo dello sport, 14-17 aprile 1977);
- 2° Congresso regionale (Bologna, 10-13 dicembre 1981);
- 3° Congresso regionale (Bologna, 29 maggio - 1 giugno 1986).

Dalla sua costituzione e fino al suo scioglimento, il Comitato regionale ebbe i seguenti segretari:

- Arturo Colombi (giugno 1947 - ottobre 1948);
- Antonio Roasio (ottobre 1948 - maggio 1955);
- Antonio Cicalini, ispettore regionale (maggio 1955 - 1956);
- soppressione del Comitato regionale (1956 - 1959);
- Celso Ghini (giugno 1959 - gennaio 1960);
- Guido Fanti (gennaio 1960 - luglio 1965);
- Sergio Cavina (luglio 1965 - agosto 1976);
- Luciano Guerzoni (agosto 1976 - marzo 1987);
- Davide Visani (marzo 1987 - febbraio 1991).

Tipologia:

  • partito politico

Note:

Scheda descrittiva a cura di Salvatore Alongi redatta nel 2013 per la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi" promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna.

Fonti archivistiche:

- FONDAZIONE GRAMSCI EMILIA-ROMAGNA [d'ora in poi FGER], Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, Comitato regionale;

- FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, Ufficio di segreteria, Corrispondenza;

- FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, Commissioni, sezioni e gruppi di lavoro, Organizzazione e problemi del partito;

- FGER, Archivio del Partito comunista italiano, Comitato regionale Emilia-Romagna, Documentazione ordinata secondo il piano di classificazione.

Fonti bibliografiche:

- Migliorare tutto il lavoro del partito. Risoluzione della Direzione del P.C.I. proposta dalla Commissione Politico-Organizzativa della Conferenza Nazionale d'Organizzazione, «Quaderno dell'attivista», 5 (gennaio-febbraio 1947), pp. 131-136;

- Realizzare le decisioni di Firenze, «Quaderno dell'attivista», 6 (marzo 1947), pp. 174-175;

- Preparare nuove vittorie democratiche del Partito (Lettera circolare dell'Ufficio Nazionale di organizzazione ai Comitati Regionali e ai Comitati Federali, 5 giugno 1947), «Quaderno dell'attivista», 9 (luglio 1947), pp. 278-283;

- Conferenza regionale emiliano-romagnola del P.C.I., Bologna, giugno 1959. Tesi di discussione. Documento interno, Bologna, Steb, 1959;

- PARTITO COMUNISTA ITALIANO. COMITATO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA, 2ª conferenza regionale. Bologna 9-10-11 luglio 1965. Documento per la discussione, Bologna, Steb, 1965;

- 2ª Conferenza regionale dei comunisti dell'Emilia-Romagna. Atti dei lavori (Bologna, 9-10 gennaio 1968), a cura del COMITATO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA DEL P.C.I., Bologna, Arte-Stampe, 1968;

- 3ª Conferenza regionale Emilia-Romagna del P.C.I. Atti dei lavori (Bologna, 9-10-11 gennaio 1970), a cura del COMITATO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA DEL PCI, Bologna, Tipografia Arte-Stampe, 1970;

- La proposta dei comunisti: nuove intese democratiche in Emilia-Romagna per un programma di governo regionale e delle autonomie locali (relazione di Sergio Cavina, Segretario Regionale). Assemblea regionale dei Comitati federali, Bologna, Salone del Podestà, 29 aprile 1975, Bologna, Graficoop, 1975;

- I congresso regionale del P.C.I. Emilia-Romagna. Atti e documenti. Bologna, 14-17 aprile 1977, Bologna, Centro editoriale Emilia, 1977;

- P. SALVETTI, Nota introduttiva alla raccolta di documenti sulla organizzazione del P.C.I., in La ricostruzione dei partiti democratici (1943-1948), II, a cura e con introduzione di C. VALLAURI, Roma, Bulzoni, 1978, pp. 681-713;

- S. SECHI, L'austero fascino del centralismo democratico, in M. BARBAGLI - P. CORBETTA - S. SECHI, Dentro il PCI, Bologna, Il Mulino, 1979, pp. 61-111;

- A. COLOMBI, Il «partito nuovo» a Bologna (scritti su «La lotta» - 1945-1948), a cura di M. MUROTTI, Imola, Galeati, 1982;

- C. GHINI, Il comitato regionale, in Il Partito comunista italiano. Struttura e storia dell'organizzazione. 1921/1979, a cura di M. ILARDI - A. ACCORNERO, Milano, Feltrinelli, 1982, pp. 121-126;

- Il Congresso Regionale del PCI - Emilia-Romagna. «Un partito rinnovato per l'Emilia-Romagna degli anni '80, per costruire l'alternativa democratica, per il disarmo e la pace». Atti. Bologna, 10/13 dicembre 1981, Modena, Coptip, 1982;

- 3° Congresso regionale del Partito comunista italiano dell'Emilia-Romagna. Documenti. Bologna, 29 maggio - 1 giugno 1986, Bologna, Moderna, 1986;

- 3° Congresso regionale del Partito comunista italiano dell'Emilia-Romagna. «Per governare l'Emilia-Romagna del duemila. Il programma e le alleanze politiche». Atti. Bologna 29 maggio - 1 giugno 1986, Modena, Coptip, 1987;

- A. DE ANGELIS, I comunisti e il partito. Dal "partito nuovo" alla svolta dell'89, Roma, Carocci, 2002.
Complessi archivistici: Redazione e revisione:
  • Redatta in xDams , 05/02/2013 - 18/07/2014