Città degli archivi

Fondazione Gramsci Emilia-Romagna

Soglia Sergio

Castel San Pietro Terme 03 maggio 1926 - Bologna 23 luglio 2003

Intestazioni:

  • Soglia, Sergio, giornalista, (Castel San Pietro Terme 1926 - Bologna 2003)
  • Ciro, giornalista, (Castel San Pietro Terme 1926 - Bologna 2003)

Altre denominazioni:

  • Ciro, 8 settembre 1943 - 23 luglio 2003

Descrizione:

Sergio Soglia nasce a Varignana, frazione del comune di Castel San Pietro Terme (all'epoca denominato Castel San Pietro dell'Emilia), il 3 maggio 1926 da Vittorina Soglia.
Durante l'infanzia vive nel paese natale insieme al nonno materno che esercita il mestiere di bracciante. Dopo aver frequentato la scuola elementare di Varignana prosegue gli studi iscrivendosi alla scuola di avviamento professionale di Castel San Pietro dove consegue la licenza del triennio ad indirizzo commerciale.
Nell'autunno del 1941 si trasferisce a Bologna presso la madre, che lavora come bidella al Comune, e viene assunto, prima come fattorino poi come apprendista aggiustatore, allo stabilimento di Santa Viola della Società anonima bolognese industrie elettromeccaniche (Sabiem). Frequenta contemporaneamente il corso per disegnatori meccanici presso l'Istituto tecnico industriale "Aldini Valeriani".
Il contatto con l'ambiente antifascista operaio, ed in particolare con Umberto Armaroli, Erminio Del Pin, Umberto Rubbi e Raffaele Gandolfi (quest'ultimo noto anche come "Bruno", responsabile della cellula del Partito comunista italiano alla Sabiem), spinge Soglia verso le prime forme di dissenso e di lotta al regime: già nei mesi precedenti la caduta del fascismo viene coinvolto insieme a Otello Spadoni ("Fulmine") in iniziative di rivendicazione salariale nonché nel sabotaggio sistematico dell'impianto di sollevamento elastico degli obici prodotti dalla Sabiem.
A seguito dei bombardamenti che colpiscono Bologna a partire dal settembre 1943 abbandona il lavoro e sfolla presso i nonni materni a Osteria Grande, frazione di Castel San Pietro, dove insieme a Mario De Braud e a Remo Nicoli ("Enzo") organizza un primo gruppo partigiano impegnato nella propaganda antifascista e nello spargimento di chiodi a tre punte sulla via Emilia. In quel periodo assume il nome di battaglia "Ciro".
Nella primavera del 1944, dopo essersi iscritto al Partito comunista italiano (Pci) e aver preso parte a un'azione di disarmo dei militi del presidio della polizia ferroviaria alla stazione di Varignana, lascia i luoghi d'origine per raggiunge il complesso montuoso di Monte Grande, tra le alture di Monte Calderaro e Monte Cerere, dove si unisce alla 66ª Brigata Garibaldi "Mario Jacchia" (n.d.r. La formazione era nata nell'aprile precedente dalla fusione di due gruppi partigiani, entrambi operanti nel territorio di Castel San Pietro, uno di matrice comunista comandato da "Romeo" e l'altro di matrice azionista sotto la guida di "Tommaso". All'epoca dell'aggregazione di Soglia la brigata era verosimilmente comandata da Gilberto Remondini ("Ivan") del Partito d'azione.).
Tra giugno e luglio 1944, probabilmente al seguito del battaglione guidato dal tenente comunista Antonio Mereu ("Attila"), lascia la formazione per entrare nella 36ª Brigata Garibaldi "Alessandro Bianconcini", operante nell'Appennino imolese-faentino.
Dopo aver partecipato tra il 27 e il 28 settembre 1944 al combattimento di Ca' di Guzzo nella frazione Belvedere del Comune di Castel del Rio, nel novembre di quello stesso anno rientra a Bologna; combatte inizialmente con i primi gruppi della 7ª brigata Gap "Gianni Garibaldi" e a dicembre gli viene affidato da Remo Nicoli il comando del 1° battaglione "Walter Busi" della 1ª brigata Sap "Irma Bandiera", ruolo che assolve fino alla liberazione della città, quando viene riconosciuto partigiano col grado di capitano.
Nell'immediato dopoguerra entra per pochi mesi nella polizia partigiana e, dal febbraio 1946 al maggio 1947, lavora in un'impresa di costruzioni come assistente edile. Nello stesso periodo frequenta i corsi del Convitto Scuola Rinascita (Csr) "Gianni Palmieri" di Bologna e nel 1947 si trasferisce al Csr "Bisagno" di Genova dove rimane per due anni. Rientrato nel capoluogo emiliano, nel giugno 1949 acquisisce il diploma di geometra come privatista presso l'Istituto tecnico "Pier Crescenzi" di Bologna.
Dopo una breve parentesi come insegnante di aritmetica e geometria all'Istituto professionale "Gianni Masi" di Bologna, la Federazione bolognese del Pci lo chiama a impegnarsi nel lavoro giornalistico: nel 1950 diviene cronista del quotidiano "l'Unità" e, tra il 1953 e il 1955, è direttore del periodico "La voce dei lavoratori. Organo della Camera confederale del lavoro di Bologna e provincia". É inoltre redattore e collaboratore di diversi periodici di sinistra: "Noi donne", "Lavoro", "Vie nuove", "La lotta", "Due torri".
Come giornalista subisce una prima condanna alla reclusione con la sospensione condizionale. Una seconda condanna che lo porterebbe in carcere gli consiglia l'espatrio clandestino in Unione sovietica sul finire del 1955. Nella capitale russa riprende il lavoro giornalistico nella sezione in lingua italiana di "Radio Mosca", dove è impegnato come annunciatore e redattore. Trasferitosi successivamente in Cecoslovacchia, tra marzo e luglio 1957 lavora per l'emittente di Praga "Radio Oggi in Italia".
Rientrato a Bologna, diviene prima funzionario della Commissione stampa e propaganda, e, dopo un breve periodo come redattore a "La lotta. Organo della Federazione comunista di Bologna" e al "Due torri. Periodico d'informazione politica", torna alla redazione locale del quotidiano "l'Unità", di cui diventa capocronista dal maggio 1960 al 1976.
Il IX congresso della Federazione bolognese del Pci (21-24 gennaio 1960) lo elegge membro del Comitato federale.
Nel marzo 1977 venne chiamato presso gli uffici della Giunta della Regione Emilia-Romagna per impiantare e guidare il Servizio informazione e stampa nonché il periodico illustrato "Emilia-Romagna", che dirige fino al 1985.
Nel 1982 è eletto nel Consiglio dell'Ordine regionale dei giornalisti.
Tra il 1988 e il 1990 è direttore responsabile della testata giornalistica dell'emittente televisiva Rete7.
Svolge un'intensa attività pubblicistica interessandosi, in particolare, ai temi della Resistenza, della lotta politica e della polemica giornalistica, partecipando con successo a diversi concorsi letterari, tra i quali il Premio Campione d'Italia del 1981.
Tra i suoi principali scritti si ricordano: Persuasori senza maschera (1966), Ai direttori del "Carlino" (1975), Dal gioco alla guerra (1975), La liberazione di Bologna (1981), 1956: clandestino a Mosca (1987), Gianguido Borghese, prefetto della Liberazione (1987), Uomini e gatti (1988), Ribelli per la libertà (1995).
Muore a Bologna il 23 luglio 2003.

Giornalista.

Note:

Scheda descrittiva a cura di Salvatore Alongi, redatta nel 2014 per la Fondazione Gramsci Emilia-Romagna nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi" promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna.

Fonti archivistiche:

- FONDAZIONE GRAMSCI EMILIA-ROMAGNA [d'ora in avanti FGER], Archivio del Partito comunista italiano (Pci), Triumvirato insurrezionale Emilia Romagna, Informazioni per l'epurazione;

- FGER, Archivio del Comando unico militare Emilia Romagna (Cumer), Corrispondenza;

- FGER, Partito comunista italiano (Pci), Federazione di Bologna, Commissioni, sezioni di lavoro e dipartimenti, Commissione quadri, Autobiografie e rapporto con gli iscritti, Autobiografie di militanti comunisti, n. 1191, Soglia Sergio;

- FGER, Archivio di Sergio Soglia, Documentazione personale, di lavoro e di studio, Note biografiche, fotografie e disegni.

Fonti bibliografiche:

- L. BERGONZINI, La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti, V, Bologna, Istituto per la storia di Bologna, 1980, in part. la testimonianza di Sergio Soglia, pp. 1024-1029.
Complessi archivistici: Redazione e revisione:
  • Redatta in xDams , 17/10/2014 - 20/10/2018